Protagonista a teatro con lo spettacolo “Trascendi e Sali”, Alessandro Bergonzoni è un fiume in piena. Intervenuto ai microfoni di Repubblica, l’artista è tornato al 23 febbraio 2020, ultimo giorno prima della chiusura dei teatri per l’emergenza Covid-19. “Ho pensato che il nostro essere rinchiusi avrebbe dovuto farci aprire le porte su cosa succede a chi sta in carcere, in ospedale, a chi davvero non può uscire”, ha spiegato. Ma non è riuscito a notare questo scarto, anzi rintuzzato dalla guerra in Ucraina…



Secondo Alessandro Bergonzoni, pochi hanno capito che l’odio è dentro di noi prima che fuori di noi, ammettendo “una tristezza immensa e un’enorme indignazione per un’informazione indegna e opportunista”. L’artista ha affermato che i talk show sul conflitto lo dissanguano: “Ma come si fa a non capire che siamo tutti connessi, che il principio non è mors tua vita mea, ma mors tua mors mea, vita tua vita mea?”. Il riferimento è alla distinzione tra la guerra in Ucraina e altri conflitti, come quello in Siria, avvertiti meno vicini.



ALESSANDRO BERGONZONI: “”

Nel corso della sua analisi, Alessandro Bergonzoni ha spiegato che forse la distinzione non si vuole capire per problemi di audience: “Ho visto speciali sulla guerra condotti con la stessa veemenza e la stessa scarsa partecipazione di una trasmissione sportiva”. Per quanto riguarda il suo spettacolo, l’artista ha evidenziato di credere nella “crealtà” più che nella “realtà”. A suo avviso, infatti, bisogna creare una nuova realtà, cambiando le regole e la grammatica del dire, del fare e del pensare. Questo il giudizio di Alessandro Bergonzoni: “Utopia? Non credo: l’utopia è quella di Leonardo da Vinci quando ha avuto l’idea delle macchine volanti. Senza utopie non si inventano cose che prima non c’erano”.

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