Tra gli ospiti della puntata di ieri di ‘Da noi a ruota libera’ c’era il famoso chef televisivo Alessandro Borghese che ha ripercorso la sua lunga (e sicuramente degna di nota) carriera, parlando anche di quella volta in cui si trovò – suo malgrado – a bordo della nave Achille Lauro protagonista nel 1994 di un famosissimo e disastroso naufragio; ma prima di arrivarci ci tiene a mettere in chiaro che non gli piace sentirsi chiamare chef perché “sono un cuoco [che] distribuisce piacere e gioia” grazie “all’atto di amore” che è cucinare.



Un racconto – quello di Alessandro Borghese – che parte dal principio e dal ricordo di una madre che “notoriamente non era una grande cuoca” e di un padre che “era quello che cucinava nei giorni liberi” e che grazie a tutti “quegli odori” che sentiva la domenica e a quella cultura “partenopea” ha saputo trasmettergli fin da piccolo “il fascino di fare il cuoco“: le prime esperienze – dopo “la scuola americana” – la fece “sulle navi” e da lì gli si aprirono numerose opportunità.



Il debutto televisivo di Alessandro Borghese arrivò quasi per caso perché – ricorda – “mia madre mandò una mia foto a mia insaputa per il provino di uno dei primissimi programmi di cucina“; peraltro in un momento in cui “mi chiamarono per andare a fare tre anni in Cina per l’apertura di alcuni locali di uno stilista. Ho fatto entrambi i provini e dovevo decidere cosa fare – ricorda Alessandro Borghese – e visto che mio padre era preoccupato ho deciso di tentare la strada televisiva con l’idea che potesse essere una parentesi”.

Alessandro Borghese: “L’avventura a bordo della Achille Lauro fu molto molto dura”

Tornando indietro ai ricordi legati alle navi Alessandro Borghese non può che ricordare e citare il momento in cui “ero a bordo della Achille Lauro” proprio in quel “30 novembre 1994” quando affondò “al largo delle coste della Somalia”: un’avventura – che confessa, ridendo, di “non consigliare a nessuno” – vissuta quando aveva “18 anni, ero a bordo da circa un anno. Ci stavamo trasferendo in Sud Africa per la stagione estiva” quando tutto degenerò ed esplosero “dei motori a poppa”.



“Fu un’avventura molto molto forte – ricorda ancora Alessandro Borghese -, un momento drammatico” che lo costrinse a passare “tre giorni a mollo dentro ad uno zatterino con altre persone” prima di venir portati in salvo da “una petroliera greca”. In quei tragici momenti “siamo sopravvissuti con molto cameratismo, con un desalinizzatore e delle razioni K non troppo saporite“; mentre una nota – per così dire – ironica fu che “mia madre vide al telegiornale la mattina la mia nave in fiamme e anche se dissero che non c’erano vittime italiane sapeva che ero a bordo con il passaporto americano” e si mobilitò per chiamare tutti – dal “Presidente della Repubblica” in giù, racconta ironicamente – prima di sentire il figlio tre giorni più tardi.