Alessandro Borghi si scaglia contro Viagogo. L’attore, che ha interpretato Stefano Cucchi in “Sulla mia pelle”, si è lasciato andare ad uno sfogo su Instagram contro il sito di rivendita dei biglietti. Un duro sfogo, perché è arrivato a parlare di truffa, per la quale ha deciso di fare dei video per Igtv, post e dirette in cui raccontare quello che gli è successo. «Ho subito una truffa attraverso un sito, che si chiama Viagogo, che si occupa di vendita di biglietti online per concerti ed eventi sportivi», ha raccontato l’attore. Alessandro Borghi non si è sbilanciato nel raccontare quello che gli è successo, anche perché vuole approfondire la questione e non limitarsi a Instagram Stories. Ma ha spiegato che «sono dei truffatori», quindi ha lanciato un appello ai suoi fan: «Intanto state lontani da questa roba». Borghi ha poi aggiunto: «In questi giorni vi spiegherò il perché e il per come, anche perché vorrei cercare di fare tutto quello che è in mio potere per fare in modo che queste persone chiudano».
ALESSANDRO BORGHI CONTRO VIAGOGO “TRUFFATORI! LI FARÒ CHIUDERE”
Alessandro Borghi dunque dichiara guerra a Viagogo. «Adesso poi imposterò la cosa, li taggherò e farò tutte cose utili, a cui dovrebbero servire i social. Cercherò di usare questa piattaforma per tenervi lontani da questa cosa in particolare, ma se ci sarà occasione da altre, speriamo di no», ha dichiarato l’attore nelle Instagram Stories. Insomma, Borghi fa sul serio contro il sito di rivendita di biglietti online. «Nel frattempo cancellate Viagogo – prosegue l’attore – Se dovete comprare dei biglietti e vi compare Viagogo, via. Truffatori. Poi vi spiego». E dunque ora i suoi fan sono in attesa di capire cosa sia successo. Viagogo, lo ricordiamo, è una società fondata a Londra nel 2006 e vanta una rete di oltre 60 siti web globali con clienti in 160 paesi. Nei mesi scorsi “Le Iene”, occupandosi di secondary ticketing, spiegarono che Viagogo sarebbe nel mirino dell’Authority per la concorrenza per alcune pratiche commerciali “scorrette”. Per questo rischiava una multa da 10mila a 5 milioni di euro, oltre che la sospensione temporanea dell’attività.