ALESSANDRO BUZZO, DOLORI ALLO STOMACO E UNA TERRIBILE DIAGNOSI

Ha vinto la malattia dopo aver vissuto un incubo: Alessandro Buzzo è stato tormentato per anni da dolori allo stomaco, poi dopo quasi cento visite specialistiche all’anno e un trapianto al fegato è riuscito a vedere la luce alla fine del tunnel. Tutto è cominciato 14 anni fa, quando l’uomo di San Nicolò di Comelico si recò al pronto soccorso di Belluno lamentando alcuni dolori all’addome molto acuti e persistenti. La diagnosi fu dura: i medici scoprirono che era affetto dalla colangite sclerosante primitiva (Psc), una malattia grave e molto rara. Le vie biliari del fegato non sono libere, ma schiacciate a rosario, quindi si infiammano e creano vari disturbi, come colestasi, fibrosi e cirrosi, fino all’insufficienza epatica.



Si tratta di una patologia congenita, d’altra parte si manifesta una volta superati trent’anni, iniziando da alcuni semplici malesseri e disturbi, degenerando poi in infezioni che provocano febbre e uno stato di stanchezza costante. Alessandro Buzzo ne ha parlato al Gazzettino, spiegando che ha affrontato la prima fase con i farmaci, poi si è passati agli interventi endoscopici trimestrali per la produzione della bile. Ma ci sono casi in cui la Psc si aggrava, a quel punto bisogna procedere col trapianto di fegato.



“UNA NUOVA VITA DOPO IL TRAPIANTO DI FEGATO”

Tre anni fa per Alessandro Buzzo è emersa la necessità procedere col trapianto di fegato, perché il suo organo è stato valutato incurabile dai medici. Era diventato giallo, era spaventato e non riusciva a vedere un futuro davanti a sé, ma i medici del San Martin lo hanno messo in contatto con il Ca’ Foncello di Treviso, il cui reparto di gastroenterologia è legato tramite un’équipe specializzata a quello di chirurgia epato-biliopancreatica e trapianti del fegato di Padova.

Dopo diverse visite, l’uomo ha avuto il via libera dalla commissione medica per il trapianto ed è stato messo in lista. Ma l’attesa è stata straziante, anche per la consapevolezza di essere a tre ore di distanza dall’ospedale. Poi la chiamata tanto attesa alle 21 e l’arrivo a Padova all’una di notte: dopo diversi esami, fu operato alle 16 del giorno dopo. Il fegato è un organo che può rigenerarsi, quindi può esserci una donazione parziale, ma nel suo caso servita intero, quindi una persona che è deceduta gli ha salvato la vita.



Il racconto di Alessandro Buzzo, però, non può terminare senza un consiglio a chi si trova nella sua condizione: fiducia e ottimismo verso gli specialisti: «A chi si trovasse nella mia stessa situazione direi di fidarsi e di viverla con positività. Mi hanno regalato una vita nuova».