Alessandro D’Avenia: “Innamorato ha una storia con il mondo”
Alessandro D’Avenia parla d’amore nella sua rubrica al Corriere.it. Lo scrittore parte da una riflessione: l’innamorato sceglie di avere sempre una storia d’amore con il mondo, ma questo non accade per caso, perché a suo dire “chiamiamo «caso» ciò che ignoriamo e di cui vorremmo avere il controllo: come far accadere «sempre e per sempre» l’amore“. Dunque, la domanda che lo scrittore si pone, è: “Possiamo vivere un quotidiano innamoramento, senza essere degli illusi fuori dalla realtà?”. Come si fa a far questo? A suo dire, la risposta è nella lettera ricevuta da una 35enne, uscita dalla condizione di innamorata dopo la lettura di un libro.
Nella sua lettera, “Questa donna parla di corrente elettrica, la vita innamorata è infatti in-tensità (da tensione, energia), non intensità apparente che ci sfinisce perché è solo accelerazione (aumentiamo ritmo e numero di cose da fare ma restiamo fermi, come il criceto nella ruota). L’intensità non è iper-tensione, ma tensione tra due poli, noi e il mondo, cioè stare dinanzi a cose e persone con una precisa intenzione: partecipare al loro compimento”.
Alessandro D’Avenia: “Mi innamoro quando mi prendo cura di qualcosa”
Alessandro D’Avenia spiega che essere innamorati vuol dire stare davanti a qualcosa o qualcuno non per dominarlo, ma per farlo “essere” più pienamente. “Mi innamoro: di una pianta se l’innaffio, delle parole se le scelgo, degli studenti se li aiuto a trovare la vocazione, della mia amata se la faccio sentire Amata. Quando Giovanni dice «Dio è amore: chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1Gv 4) afferma che l’onnipotenza non è dominio ma servizio al compimento di ogni creatura. Se il dis-amore è quindi l’indifferenza a questo compimento, l’odio è addirittura l’impegno a ostacolarlo“, prosegue lo scrittore.
E ancora, partendo dalla riflessione, D’Avenia spiega: “Questo spazio per me si apre con la preghiera, parola con cui indico tutti i momenti grazie ai quali «rimango nell’amore». Senza preghiera il quotidiano innamoramento mi è impossibile, perché le mie forze sono precarie. Precario ha infatti la stessa radice di preghiera: precario è chi sa di non avere e chiede”. Preghiera non è solamente dialogo con Dio, per lo scrittore, ma tutto ciò che lo permette di amare la vita: “Preghiera è allora per me tutto ciò che mi dispone a ricevere il mondo andandogli incontro: leggere, meditare, camminare, scrivere, ascoltare, cucinare…sono «passività-attive», la vita accade se le permetto di farlo, le do spazio, divento cassa di risonanza”. Allo stesso tempo, invece, “social, distrazioni, informazioni sono «passività-passive», si intasa l’a tu per tu, uno spazio che chiamiamo cuore, servendoci metaforicamente non del cervello ma giustamente di un organo cavo che, in un corpo, irrora di sangue 120mila chilometri di vasi!”.