Alessandro Di Battista senza freni. Ospite di Di Martedì, l’ex parlamentare del Movimento 5 Stelle ha detto la sua in vista delle elezioni e ha messo subito nel mirino Giorgia Meloni. A suo avviso, la leader di Fratelli d’Italia è la politica più draghiana che c’è oggi in Italia: “In politica estera dice le stesse cose di Draghi. Forse proprio perché si vuole accreditare nei salotti buoni di Washington e Bruxelles o forse perchè ha stretto un accordo politico sul futuro inquilino del Colle con Draghi o forse perché banalmente è molto meno incendiaria, radicale, post fascista di quanto dica Letta che oggi è il principale alleato della Meloni e di Conte perché ogni volta che parla gli fa avere voti”.



Complice la presenza in studio di Tabacci, Alessandro Di Battista ha parlato dell’ex amico-alleato Luigi Di Maio. “Non capisco perché l’esperto Tabacci ha deciso di suicidarsi politicamente con lui”, l’affondo dell’ex grillino: “La scissione di Di Maio è stata una scemenza, forse ipotizzava che la legislatura sarebbe durata di più e chissà cosa ha promesso a quei sessanta parlamentari che gli hanno creduto e hanno lasciato il Movimento”. Dibba ha sottolineato di non odiarlo, ma si augura una cosa: “Spero solo che non venga eletto perché non amo i trasformisti e i traditori di milioni di voti”.



ALESSANDRO DI BATTISTA: “RISPETTO CONTE, MA…”

Nel corso del suo intervento nel salotto di Giovanni Floris, Alessandro Di Battista ha ammesso di non sapere ancora per chi votare, prenderà una decisione negli ultimi giorni pre-elezioni. L’ex grillino ha dichiarato che voterà “la forza politica che si discosterà maggiormente dalle scelte di politica estera del governo Draghi e dalle scelte rispetto alla giustizia”. Indignato dalla riforma Cartabia, Alessandro Di Battista è tornato sui dialoghi con Conte e ha ribadito il suo rispetto nei confronti del giurista: “Ci sono delle cose che ci accomunano e cose che ci dividono. Io non sono come Renzi e Calenda, l’Italia ha bisogno di tutto tranne che di una forza politica che possa dividersi tra qualche mese. E’ più dignitoso fare politica fuori che farla all’interno, con uno stipendio bellissimo, tradendo sè stessi e i cittadini”.

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