Alessandro Gassmann orgoglioso del figlio Leo Gassmann

Alessandro Gassmann è il padre di Leo Gassmann, ma anche il figlio dell’indimenticabile mattatore Vittorio Gassmann. L’attore è legatissimo al suo primogenito che si è fatto conoscere dapprima sul palco di X Factor 2018 per poi conquistare la vittoria al Festival di Sanremo 202o nella categoria Giovani. Non solo, Leo ha reso orgoglioso il padre anche per aver conseguito la Laurea in Arte e Comunicazione all’università americana John Cabot di Roma. Proprio il papà l’ha immortalo durante la cerimonia di proclamazione condividendo tutta la sua gioia sui social: “il mio premio più grande”. E, concentrato di orgoglio e gioia, ha aggiunto una foto con accanto a sua moglie Sabrina Knaflitz: “La faccia della felicità? La nostra“.



Che dire: orgoglio a mille per Alessandro Gassmann che è tornato a parlare del figlio anche quando ha soccorso una ragazza americana. “Abbiamo chiamato la polizia e un’ambulanza ha portato via la giovane per accertamenti” ha raccontato sui social, invitando poi tutti – “se vi capita di incappare in situazioni del genere non tiratevi mai indietro. Da esseri umani abbiamo il dovere di aiutare i nostri fratelli e sorelle se in difficoltà, anche se fa paura. Mi fa male il cuore a pensare quanto l’uomo possa arrivare così in basso. Confido però nell’umanità e nell’amore che appartiene ad ognuno di noi. Non abbiate paura a denunciare o a chiedere aiuto – ha esortato – Non siete soli/e. Rendiamo questo mondo un posto migliore. Non dimenticherò mai le urla di questa ragazza che gridava aiuto”.



Alessandro Gassmann e il messaggio al figlio Leo “sono un padre fortunato”

Il gesto di Leo Gassmann che ha soccorso una ragazza americana è stato molto apprezzato dal popolo dei social, ma anche dal padre Alessandro Gassmann che ha scritto al figlio “sono un padre fortunato. Grande amore mio, fiero di te”.

Proprio l’attore dalle pagine del Corriere della Sera ha rivelato cosa avrebbe voluto lui sentirsi dire dal padre Vittorio: “mi ha rimproverato quando ce n’era bisogno, ma mi ha detto anche delle cose molto belle. Ero la persona di famiglia che lo faceva ridere di più, perché non avevo timore reverenziale: ne vedevo i limiti umani e lo prendevo in giro. Questo lo faceva ridere molto, perché gli capitava raramente. Mi considerava una persona sincera”.