ALESSANDRO GASSMANN E IL DIFFICILE RAPPORTO CON IL PADRE VITTORIO GASSMANN

Puntata con un cast quasi interamente dedicato ai principali nomi dello showbiz cinematografico e televisivo italiano quella inaugurale della tredicesima stagione di “Domenica In” (oggi su Rai 1 a partire dalle ore 14): infatti nell’oramai consueto salotto di Mara Venier saranno protagonisti non solo Paola Cortellesi e Antonio Albanese, al cinema col seguito di “Come un gatto in tangenziale” (uscito nelle sale lo scorso 26 agosto) ma anche Alessandro Gassmann, che abbiamo visto di recente sul red carpet della Mostra Internazionale di Venezia col “Il silenzio grande”, opera che segna di fatto il suo ritorno alla regia partendo da una nota pièce teatrale scritta da Maurizio De Giovanni.



E in attesa di capire di cosa parlerà il 56enne attore capitolino che sarà in diretta in collegamento, tra prossimi impegni personali, vita privata e anche il successo che sta riscuotendo il figlio Leo, di recente proprio Alessandro Gassmann ha concesso una intervista molto interessante a “il Corriere della Sera” in cui è partito proprio dalla sua ultima fatica cinematografica (in cui è anche attore, oltre che dietro la macchina da presa) per scavare anche nel personale e offrire qualche aneddoto e un ritratto inedito dell’indimenticato papà Vittorio. A proposito della pellicola presentata durante le Giornate degli Autori in laguna, il diretto interessato ha detto: “Parla di una fortuna dilapidata, di uno scrittore che vive chiuso in casa in una bolla, tra i suoi libri” spiega Gassmann che ammette come più di qualcuno abbia azzardato un parallelismo con Cechov. “La cosa mi inorgoglisce perché il mio primo lavoro da attore fu proprio ‘La domanda di matrimonio’…”.



ALESSANDRO GASSMANN, “PAPA’ VITTORIO ERA SPAVENTOSO QUANDO SI ARRABBIAVA E…”

Ma il fulcro del film parla anche del personale di Gassmann, e non solo di riferimenti letterari: “I temi sono importanti: i silenzi piccoli e grandi nelle famiglie, il non detto, che poi riguarda sia la storia di Maurizio De Giovanni che la mia” aggiunge in relazione soprattutto a una delle strutture portanti della pellicola, ossia il rapporto padre-figlio. E qui il ricordo, durante l’intervista citata, non poteva che andare al suo illustre genitore: “Questo è il film che mi somiglia di più: mio padre è stato ingombrante ma in modo piacevole, anche non volendo, ma per la qualità del suo talento” ha proseguito, precisando che sul set cercava “una storia di rapporti umani con del mistero familiare dentro, in una famiglia colta, elegante, che vive fuori dalla realtà”.



E alla domanda su che tipo di padre è oggi, a sua volta, Alessandro Gassmann, il regista risponde candidamente così: “Sono come dovrebbe essere un politico con i suoi elettori. Non dico quello che un figlio vuol sentirsi dire e che piace per conquistare, ma quello che serve ed è utile” spiega, aggiungendo che comunque Leo è un figlio fantastico. E rispetto a papà Vittorio che genitore è? “Sono molto presente. Intanto con Sabrina sto bene insieme e Leo ha potuto avere molte più sicurezze, mentre io ero un pacco che viaggiava da un padre a una madre. Papà era più spaventoso di me, quando si arrabbiava era terrorizzante, gli bastava lo sguardo silente. Io poi avevo risultati scolastici disastrosi…” scherza prima di ricordare il modo in cui ha trasmesso a Leo il piacere nell’ampliare il proprio vocabolario e il modo di comporre le sue canzoni.