Alessandro Haber, celebre attore e regista, si è raccontato al Corriere della Sera, ripercorrendo la sua carriera, fatta di mille esperienze, oltre 150 film e tanti, tantissimi, incontri sia belli che brutti. Nato a Bologna, è cresciuto in Israele “prima che nascesse lo Stato ebraico”. I suoi genitori “si adattarono a fare lavori umili” e ricorda di aver “vissuto i miei primi 9 anni a Tel Aviv. Non c’erano conflitti”, ma lui era “un ribelle, incontenibile, svogliato e non studiavo”.

Sul periodo in Israele, Alessandro Haber racconta che “vivevo per strada, scalzo, a petto nudo“. Tutto cambiò “quando papà trovò un lavoro migliore [e] andammo in Italia, a Verona”, dove in quinta elementare conobbe “Gigliola Cinquetti” che più avanti negli anni “mi presentò a Mimmo Locasciulli [e] De Gregori, che mi stimava”. Il debutto nel cinema, ricorda, avvenne con il film “‘La Cina è vicina’, con Bellocchio, avevo 18 anni. Pupi Avati mi diede il primo ruolo da protagonista, poi Monicelli, Nanni Loy, Nuti, il mio amico Veronesi”, e confessando con chi gli piacerebbe fare un nuovo film, Alessando Haber non esita e cita “Nanni. Lo amo”.

Alessandro Haber: “Non ci fu nessuna aggressione a Lucia Lavia”

Andando avanti nella sua intervista, Alessandro Haber passa a ricordare alcuni grandi episodi che gli sono capitati nel corso della sua lunga vita e carriera. Emblematici furono, tra le altre cose, i famosi 70 schiaffi di Carmelo Bene, che in realtà “me ne diede anche di più. Era ‘La cena delle beffe’, c’era un altro gigante, Gigi Proietti” e sullo stesso Bene ricorda che “due anni prima di morire mi propose Sancho Panza, lui doveva interpretare Don Chisciotte”, ma “non ci fu tempo”.

Doverosa, tuttavia, da parte di Alessandro Haber anche una citazione all’episodio con Lucia Lavia, che nel 2011 durante una prova di Otello accusò l’attore di aver provato a baciarla con la forza. Spiega, però, che “provavamo Otello, che è innamorato pazzo e dopo il tradimento nello spettacolo si trasformava, diventavo scimmiesco, parlavo con un linguaggio animalesco. Alle prove a Lucia avevo chiesto: quanto posso osare? Quel giorno davanti a venti persone e non in camerino”, sottolinea Alessandro Haber, “tirai fuori mezza lingua perché era il personaggio che lo richiedeva. Lucia pianse, chiamò sua madre. Scoppiò”, conclude, “l’ira di Dio sul niente. Non ho mai aggredito una donna in vita mia”.