Nessun vizio di mente, né parziale né totale, per Alessandro Impagnatiello, ritenuto pienamente capace di intendere e volere al momento dell’omicidio di Giulia Tramontano. L’ex barman 31enne, a processo per la brutale uccisione della compagna 29enne incinta al settimo mese in attesa del loro bimbo, Thiago, è stato esaminato dai periti ed è stato considerato lucido, determinato e presente a se stesso quando commise l’efferato delitto per poi tentare, in almeno due fasi successive, di distruggere il corpo con il fuoco dandolo alle fiamme prima nella vasca da bagno della loro casa di Senago (Milano) dove la coppia viveva, e poi in garage.
È il risultato granitico della perizia psichiatrica di cui dà conto Adnkronos e che era stata disposta sull’imputato dalla Corte d’Assise del capoluogo lombardo davanti a cui si celebra il dibattimento e che, tra pochi mesi, emetterà la sentenza di primo grado. All’esito delle conclusioni peritali, l’orizzonte dell’ergastolo è una prospettiva sempre più concreta in caso di condanna. Lo stesso Impagnatiello, in aula, negò di “essere pazzo”. La difesa, attraverso i suoi consulenti, sosteneva invece che il giovane fosse affetto da un “disturbo paranoide di personalità” di cui non c’è traccia nelle risultanze che sarebbero parte della perizia depositata poche ore fa dagli specialisti incaricati dai giudici, gli psichiatri Pietro Ciliberti e Gabriele Rocca.
Giulia Tramontano uccisa da un soggetto pienamente capace di intendere e volere: così Alessandro Impagnatiello rischia l’ergastolo
L’imputazione e il quadro di aggravanti contestate ad Alessandro Impagnatiello – accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà, dai futili motivi e dall’aver ucciso la convivente, di interruzione di gravidanza non consensuale e di occultamento di cadavere – sommati all’accertata capacità di intendere e di volere al momento del fatto, traghettano la posizione dell’imputato verso l’orizzonte ergastolo in caso di condanna.
L’ex barman 31enne, secondo l’impianto accusatorio, avrebbe agito nella ferma volontà di disfarsi dell’ostacolo rappresentato dalla sua compagna e dall’imminente nascita del loro figlio, Thiago (come proverebbero i diversi tentativi pregressi di provocare l’aborto con il progressivo avvelenamento della 29enne con del topicida) per stare con un’altra donna dopo aver condotto una doppia esistenza per mesi spacciandosi come uomo e padre “modello” (Impagnatiello ha già un figlio da una precedente relazione). Smascherato dalle due donne, poi determinatesi a farlo “crollare” in un confronto a tre dal quale il suo teatrino sarebbe uscito totalmente distrutto, il 31enne avrebbe portato a termine il suo piano di uccidere. Ora sulla sua posizione pende quanto cristallizzato nella perizia psichiatrica, il cui esito sarà discusso in aula il prossmo 21 ottobre, quando mancheranno poche settimane alla sentenza. Per i periti del Tribunale, quel 27 maggio 2023, quando sferrò decine di coltellate alla compagna Giulia Tramontano accanendosi sul corpo – per poi caricarlo in auto e andare a pranzo dalla madre con il cadavere nascosto nel bagagliaio, infine occultarlo nell’intercapedine di un vicino fabbricato adibito a box auto – sapeva perfettamente quello che stava facendo.