Strage di Samarate: confermato l’ergastolo per Alessandro Maja
La Corte d’Assise d’appello di Milano ha confermato l’ergastolo per Alessandro Maja, già condannato in primo grado per la strage di Samarate, in provincia di Varese, avvenuta nella notte tra il 3 e il 4 maggio 2022. A perdere la vita in quell’occasione a colpi di martello, per mano appunto del 56enne interior designer, furono sua figlia Giulia, di appena 16 anni, e la moglie Stefania Pivetta, 56enne, mentre l’altro figlio della coppia, il 23enne Nicolò rimase gravemente ferito, nonché parzialmente paralizzato.
Alessandro Maja, autore reo confesso (dopo averlo parzialmente incastrato con alcune prove schiaccianti) della strage di Samarate, passerà la vita in carcere, come già definì in primo grado la corte di Milano lo scorso luglio, con un anno e mezzo di isolamento diurno. Le motivazione della Corte saranno rese pubbliche tra una quindicina di giorni, mentre il verdetto è stato attesa per oltre un’ora e mezza. Alla lettura della sentenza, Alessandro Maja è rimasto completamente impassibile, mentre secondo la Corte “non vi è dubbio alcuno che volesse eliminare tutti i membri della propria famiglia, forse anche se stesso” la notte della strage di Samarate.
Alessandro Maja: “Ho cancellato la mia famiglia a causa di un mio soffrire emotivo”
Insomma, per la seconda volta Alessandro Maja è stato condannato all’ergastolo per la strage di Samarate. La richiesta d’appello era stata chiesta dalla difesa dell’uomo per appurare eventuali problemi psicologici che potrebbero aver motivato il gesto, ma secondo la Corte non vi sarebbero i presupposti necessari. Alla lettura della sentenza era presente solamente il padre della moglie, Giulio Pivetta, mentre Nicolò è stato impossibilitato a causa di un intervento chirurgico programmato per oggi.
“La giustizia qualche volta c’è”, ha commentato Giulio dopo la sentenza contro Alessandro Maja, autore della strage di Samarate, “la legge c’è ed è stata rispettata. Non credo alle sue scuse, al suo pentimento, l’ha fatto per trarre vantaggio”. Nicolò, che il nonno sottolinea star “bene”, già dopo la prima sentenza si era detto contrario al perdono, sottolineando che non avrebbe “mai” potuto farlo, dato che il pentimento del padre “non sarà mai abbastanza”. Rimane ancora ad oggi ignota la ragione per cui Alessandro Maja abbia compiuto la strage di Samarate, mentre in aula si sarebbe limitato a dire che “ho cancellato la mia famiglia a causa di un mio soffrire emotivo e sono rimasto solo. Mi aspetto una pena, la più alta, sperando nella clemenza. Confido nel perdono di Gesù determinato dal mio pentimento”.