Alessandro Maja è stato condannato all’ergastolo per aver ucciso la moglie e la figlia, un anno fa, e aver tentato di togliere la vita anche al figlio maggiore, Nicolò. Il 24enne, però, è riuscito a sopravvivere ai colpi violenti del padre e dopo mesi di coma, ha riaperto gli occhi. Il calvario, per lui, durerà in eterno, e non sarà solamente un dolore fisico a ricordargli ogni giorno della follia dell’uomo che più avrebbe dovuto amarlo al mondo: faranno più male le assenze della mamma e della sorella, che non ci sono più. A Repubblica, il giovane ha parlato della sentenza: “È giusto così, mi aspettavo quello che è stato deciso. Penso che sia anche il minimo per quello che ha fatto”.
Al momento della lettura del verdetto, Nicolò racconta di aver pensato “a mia madre e a mia sorella”. Gli sguardi dei due si sono incrociati: “Gli ho fatto vedere la maglietta coi loro volti e lui ha mandato un bacio. Ma non so se era riferito a me o a mia madre e mia sorella”, rivela. Nonostante il dolore, “Vorrei incontrarlo per capire, per chiedergli perché l’ha fatto, perché ha deciso di distruggere la nostra famiglia”, spiega il 24enne.
Alessandro Maja, il figlio: “Mi sento liberato”
Dopo la condanna all’ergastolo per il padre Alessandro Maja, per Nicolò comincerà un nuovo capitolo: “Mi sento liberato. Sento che questa parte della mia vita un po’ si è conclusa. Non ci sarà mai una giustizia che riporterà indietro mia madre e mia sorella. Quello che è stato deciso oggi dai giudici è il minimo che potevamo ottenere”. Eppure, al perdono non ci pensa: “Non credo, perché è una cosa che mi rimarrà dentro per tutta la vita“.
Secondo il figlio, il killer di Samarate si sarebbe pentito: “Penso che il pentimento da parte sua ci sia, ma non basta. Perché una cosa del genere non andava nemmeno pensata”. La violenza del padre non ha ucciso Nicolò, ma lo ha lasciato su una sedia a rotelle. Eppure, in Tribunale si è presentato sulle sue gambe: “Volevo che mi vedesse in piedi, che mi vedesse ripartire. Ormai la carrozzina l’ho abbandonata”. Ora è tempo di pensare al futuro: “Vorrei avere una vita normale, per quel che è possibile. Voglio riprendere la mia passione per il volo, mi piacerebbe realizzare il mio sogno di tornare a volare. Vorrei trovare un lavoro, essere autonomo e indipendente”.