L’assegno unico è una rivoluzione a metà per un Paese afflitto dal “degiovanimento”: non ha dubbi Alessandro Rosina. Il demografo e professore alla Cattolica di Milano ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de La Verità, spiegando che al giorno d’oggi i giovani sono una risorsa scarsa, ma avviene esattamente il contrario di quanto avviene in economia: i ragazzi sono sempre meno e su di loro si investe poco.



«Poiché sono sempre meno, i giovani incidono scarsamente sui processi di cambiamento del Paese. Al contempo, faticano a inserirsi nei settori produttivi e, quindi, a creare dei loro progetti di vita, delle loro famiglie. E ciò accentua ulteriormente il degiovanimento quantitativo, perché si riduce ancor più la natalità», ha spiegato Alessandro Rosina, sottolineando che la pandemia si è inserita in un contesto già compromesso. Basti pensare che l’Italia vanta da tempo il record europeo di  Neet e di bassa fecondità, e che la situazione è peggiorata con la recessione del 2008-2013…



Alessandro Rosina: “Assegno unico? Rivoluzione a metà”

Alessandro Rosina ha acceso i riflettori sui principali problemi per i giovani di oggi, dai contratti a tempo alla condizione femminile: la naturale conseguenza è la riduzione della possibilità di conciliare lavoro e famiglia. E, oltre alle condizioni economiche, non bisogna dimenticare l’indicatore psicologico, con l’incertezza sul futuro. Il governo ha provato a mettere una pezza con l’assegno unico: «Il Family act è un ripensamento delle nostre deboli politiche familiari, nella direzione di ciò che hanno fatto già altri Paesi europei […] Il passo in avanti è il segnale culturale: il figlio non è più un costo privato, ma un bene riconosciuto dalla collettività, che quindi si assume l’impegno di sostenerlo. Questo, però, da solo non basta. Che altro serve? Servizi efficienti». Alessandro Rosina ha evidenziato che l’assegno unico per funzionare deve diventare un sostegno alle responsabilità familiari, al momento siamo a metà del guado: «C’è una rivoluzione, ma rischia di rimanere incompiuta, se non si fanno questi passi in più».

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