Dopo la forte polemica sollevata oggi da “Libero Quotidiano” arriva la risposta del diretto interessato, il conduttore di “L’Aria che tira Estate” Francesco Magnani: nella puntata di questa mattina, prima di cominciare il dibattito, il giornalista spiega nel dettaglio come è andata la querelle con protagonisti Alessandro Zan e Pietro Senaldi. «“Zan censura Libero” si legge oggi in prima pagina del quotidiano. Ebbene, noi ieri volevamo organizzare un confronto tra posizioni diversi e avevamo sondato l’onorevole Zan», spiega Magnani che aggiunge di aver poi sondato anche altri opinionisti che la pensavano diversamente sul disegno di legge contro l’omobilesbotransfobia, come il direttore di Libero Senaldi.



«Il deputato del Pd, legittimamente, ci ha detto che avrebbe preferito un’intervista singola e noi abbiamo ribadito che avremmo voluto fare un confronto»; a questo punto, conclude il conduttore che prende il posto di Myrta Merlino, «Il confronto lo abbiamo poi fatto, ma senza Alessandro Zan, ma con Paola Binetti e Ivan Scalfarotto che sono su posizioni opposte. Questa è come è andata la storia, ovviamente Pietro Senaldi è un nostro graditissimo ospite e spero che venga presto ospite da noi, magari anche con l’onorevole Zan». (agg. di Niccolò Magnani)



NUOVO SCONTRO SUL DDL ZAN

Il ddl Zan ha acceso il dibattito politico negli ultimi giorni, anche a causa dell’intervento del Vaticano, ma attenzione alle accuse rivolte al padre del testo, Alessandro Zan. Nella sua edizione odierna, Libero punta il dito contro l’esponente del Partito Democratico. Il motivo? Il tentativo di censura del «paladino dei diritti» verso il quotidiano: il dem infatti avrebbe chiesto a La7 di non invitare il condirettore Pietro Senaldi.

Come spiegato dallo stesso Senaldi, ieri era stato invitato come ospite a La7 alle ore 13 per un confronto con Alessandro Zan. Duello che però non ha avuto luogo: «La sera prima ho ricevuto un sms, che conservo gelosamente, nel quale mi si spiegava che non sono gradito al nuovo paladino dei diritti civili». Senaldi ha poi aggiunto: «Non ricordo di aver mai scritto una riga sulla sua legge, eppure il democratico e progressista Zan mi ha bannato, suppongo in quanto esponente della direzione di Libero, senza neppure sapere quello che avrei detto. Una sorta di discriminazione di genere politico».



ALESSANDRO ZAN CENSURA LIBERO?

Pietro Senaldi, nel suo articolo, ha sottolineato che il problema di Alessandro Zan e «dei suoi amici» non sono i gusti sessuali «ma che cosa lui e loro hanno nel cervello». Il condirettore di Libero ha sottolineato che il suo caso è un chiaro esempio della mentalità di certa sinistra «convinta delle proprie ragioni al punto che non solo non ammette che altri espongano le loro, ma si arroga perfino il diritto di fare un processo alle intenzioni di quanti non appartengono alla sua parrocchia». Senaldi ha poi aggiunto che i critici della legge di Alessandro Zan non sono minimamente omofobi, ma «individui persuasi che la norma del deputato piddino sia l’anticamera della negazione della libertà di espressione nonché lo strumento per plasmare la società indirizzandola verso il pensiero unico progressista attraverso la messa fuori legge di tutte le voci che lo contrastano».