Terrà banco anche stasera, nella puntata di Quarto Grado, il caso di Alessia Pifferi, che avrebbe lasciato morire la figlia Diana nel suo appartamento di Milano dopo averla abbandonata da sola per una settimana nel luglio 2022. Un caso straziante che sta dividendo l’opinione pubblica. Ovviamente, a differenza di molti altri casi, qui sul colpevole non ci sono dubbi, è Alessia Pifferi. Tutto il dibattito che si sta scatenando su questa vicenda è incentrato sul fatto se alla mamma debba essere dato o meno l’ergastolo. La difesa della donna fa il suo mestiere, per carità, ma fa storcere il naso l’eccessiva ostinazione del collegio difensivo a voler deresponsabilizzare Alessia Pifferi riguardo alla morte della piccola Diana: la donna viene dipinta dai suoi legali come una donna fragile, manipolabile, con un quoziente intellettivo bassissimo, incapace di fare del male deliberatamente. A mettere un punto su questa vicenda, che prende inevitabilmente la pancia dell’opinione pubblica, ci penseranno i giudici. È attesa a breve la sentenza nel processo che si celebra a Milano a carico di Alessia Pifferi. Il prossimo 13 maggio 2024 sarà un giorno cruciale per la difesa, nel tentativo di scardinare l’impianto accusatorio che per il pubblico ministero Francesco De Tommasi appare solidissimo per portarla all’ergastolo.



Il pm ha chiesto il fine pena mai, un rischio concreto che l’avvocato dell’imputata, Alessia Pontenani, proverà ad arginare nonostante il peso della perizia psichiatrica disposta dal giudice, firmata dall’esperto Elvezio Pirfo, nella quale è stato escluso il vizio di mente. Per l’accusa, Alessia Pifferi è capace di intendere e volere e lo era anche quando ha lasciato sua figlia da sola per 6 giorni, consapevole del rischio di morte dovuto al digiuno prolungato al quale aveva sottoposto la piccola per dedicarsi a una “gita” romantica con il compagno. A Quarto Grado nuovi documenti sulla vicenda, compresa la smentita di alcune detenute dopo le accuse di aggressione: “Non l’abbiamo mai picchiata“.



L’imputata si difende: “Non sono un mostro”

Alessia Pifferi si è difesa in aula sostenendo di non essere “un mostro” e allungando le distanze dalla famiglia d’origine, anzitutto madre e sorella, che ritengono sia semplicemente una bugiarda. Una linea, quest’ultima, portata avanti con forza dalla pubblica accusa sostenuta a processo dal pm De Tommasi, convinto che abbia agito consapevolmente anteponendo ai suoi doveri di madre i suoi bisogni di donna.

Sto già pagando il mio ergastolo perché ho già perso la mia bambina“, ha dichiarato l’imputata 38enne a processo davanti alla Corte d’Assise di Milano che, tra poco tempo, emetterà la sentenza di primo grado a suo carico. Nel suo racconto davanti ai giudici, ha dichiarato di non aver mai voluto uccidere la figlia, ma tra i principali accusatori spicca la sorella Viviana Pifferi: “Ci saremmo occupati della bambina se solo avesse chiesto aiuto, non l’ha mai fatto“. I parenti fanno muro contro di lei, sottolineando che non soffra di alcun disturbo e che sia sempre stata determinata nelle sue scelte di vita al punto da escluderli dalla gestione della piccola Diana.