La difesa di Alessia Pifferi, la 38enne a processo con l’accusa di aver fatto morire di stenti la figlia di 18 mesi, Diana, abbandonandola in casa per giorni, punta a dimostrare che la donna non sia pienamente capace di intendere e volere come invece attesta la perizia psichiatrica disposta dal giudice e condotta dallo psichiatra Elvezio Pirfo. “Una persona fragile“, l’ha definita don Agostino Brambilla, prete che celebrò il matrimonio di Alessia Pifferi nel 2014, ma per l’accusa non sarebbe altro che una bugiarda a caccia di gratificazioni, dagli amori alla vita di lusso, inseguite nella totale indifferenza ai bisogni della sua bambina.



Poche ore fa, la trasmissione Lombardia Nera di Marco Oliva, in onda su Telelombardia, ha trasmesso una breve intervista alla preside della scuola frequentata da Alessia Pifferi. Il documento riporta che la donna, durante la sua vita scolastica, avesse un insegnante dedicato per via di alcune difficoltà che al momento non sono note (la difesa si sarebbe riservata di trovare le carte a supporto di questa tesi): “È stata qui tanto tempo fa, so vagamente che aveva un sostegno. Aveva una maestra di sostegno, sappiamo quello, ma di atti non abbiamo nulla e del resto la documentazione sul tipo di disabilità e i problemi che poteva avere si evincono solo dalle carte. Mi sembra strano che la Pifferi non si ricordi il nome della sua maestra, almeno sapere se sapesse quanti anni aveva l’insegnante di sostegno, perché se aveva 20 anni è possibile che sia ancora in servizio, se ne aveva 50 potrebbe essere in pensione. Non ho approfondito“.



Alessia Pifferi, l’avvocato Pontenani: “Le parole della preside sono importanti”

L’avvocata di Alessia Pifferi, Alessia Pontenani, è intervenuta sul punto durante la stessa trasmissione e ha sottolineato che le parole della preside “sono importanti” per la difesa, al netto della necessità, comunque, di reperire i documenti che attestino l’assegnazione di un docente di sostegno alla sua assistita in epoca scolare. “Secondo me e i miei consulenti – ha precisato il legale dell’imputata –, chi negli anni ’80 aveva l’insegnante di sostegno vuol dire che aveva un problema serio di disabilità mentale, soprattutto molto visibile perché non era come adesso, con le certificazioni per la discalculia, disgrafia o dislessia. Del resto è quello che ci dice il prete, che era una bambina non cresciuta e che si capiva che era bisognosa di affetto, tanto da essere pericolosa, lo dice nella lettera, in questa sua ricerca spasmodica di affetto“.



Pochi giorni fa, proprio il prete, don Agostino Brambilla, ex parroco di Ponte Lambro, ha parlato di Alessia Pifferi sostenendo di averla conosciuta nella sua infanzia e nella sua giovinezza e di essere stato in contatto con lei per circa 20 anni: “Era una ragazza semplice, soprattutto fragile – ha ribadito il don a Lombardia Nera. Ho celebrato il suo matrimonio. Quello che ha fatto è una cosa grave, da condannare, però la responsabilità di questa fanciulla certamente non è quella di un mostro, ma di una persona semplice, buona, fragile. Era prevedibile, nella situazione in cui era, che potesse succedere questo, perché era fragile e non sapeva gestire una situazione complessa. Ho scritto una lettera al suo avvocato perché mi sembrava giusto dire il mio pensiero”.