Alessia Pifferi avrebbe cambiato nuovamente avvocato e, dopo aver revocato il mandato ai legali Solange Marchignoli e Luca D’Auria per farsi assistere dal legale Fausto Teti, avrebbe deciso di affidarsi a un altro difensore. L’ennesimo colpo di scena arriva a una manciata di ore dall’apertura del processo a suo carico che si celebra da oggi, 27 marzo, in Corte d’Assise a Milano. Alessia Pifferi è accusata di aver fatto morire di stenti la figlia di 18 mesi, Diana, abbandonandola per 6 giorni in casa per andare fuori con il suo compagno. Imputata di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione, Alessia Pifferi rischia l’ergastolo.



Si tratta dell’ennesimo cambio nella difesa della donna, che appena due mesi fa aveva tolto l’incarico ai difensori che l’avevano assistita nelle fasi preliminari al dibattimento. In quella occasione, l’avvocata Solange Marchignoli commentò sostenendo l’assenza di spiegazioni nell’improvvisa revoca del mandato, ma stavolta, secondo quanto emerso da alcune indiscrezioni, a spingere Alessia Pifferi ad affidarsi a un altro difensore sarebbe un presunto disaccordo relativamente alla linea adottata dal precedente legale. Come riporta Giallo, infatti, l’avvocato Fausto Teti avrebbe optato per la richiesta di una perizia psichiatrica. Dopo la revoca a Teti, secondo quanto ricostruito da Repubblica, Alessia Pifferi avrebbe cambiato idea tornando sui propri passi, ma il legale avrebbe rinunciato al ripristino dell’incarico in quanto caduti i presupposti difensivi (compresi i consulenti di parte precedentemente nominati). A quanto riferisce Il Giornale, il nuovo avvocato succeduto a Teti avrebbe già chiesto e ottenuto un rinvio dell’udienza prevista per oggi così da studiare le carte dell’inchiesta e organizzare un nuovo team di esperti.



Alessia Pifferi a processo: l’accusa a carico della mamma della piccola Diana

Alessia Pifferi è in carcere dal 21 luglio scorso, reclusa a San Vittore con l’accusa di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana, 18 mesi, abbandonandola nel suo appartamento di Milano per giorni per stare insieme al compagno. Omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai motivi futili e abietti: sarebbe questo, secondo Ansa, quadro dell’imputazione formulata a carico della 38enne a processo davanti alla Corte d’Assise del capoluogo lombardo dal 27 marzo.

Secondo quanto ricostruito dall’accusa, riporta ancora l’agenzia di stampa, la piccola Diana sarebbe stata lasciata “priva di assistenza e assolutamente incapace, per la tenerissima età, di badare a se stessa, senza peraltro generi alimentari sufficienti e in condizioni di palese ed evidente pericolo per la sua vita, pure legate alle alte temperature del periodo“. Una situazione che avrebbe provocato nella bimba “una forte disidratazione“, con “deragliamento delle funzioni cellulari con particolare riferimento al sistema nervoso centrale e al circolo, culminato nel decesso“. In questo spettro di elementi, Alessia Pifferi rischia la condanna all’ergastolo. La Procura avrebbe deciso di contestare anche la premeditazione, aggravante che inizialmente era stata esclusa dal quadro accusatorio avanzato nella misura cautelare.