Nella puntata odierna di Storie Italiane, in onda su Rai 1, è intervenuta l’avvocata Solange Marchignoli, legale di Alessia Pifferi assieme a Luca D’Auria. L’avvocato ci ha tenuto a sottolineare che “non ho nessun dato sulla chat, l’ho appreso dai giornalisti”. Si dice anche “allibita, non tanto e non solo per quello che ho letto, ma perché non riesco a comprendere perché ci sia questa profusione di informazioni che non dovrebbe esserci”. “bisogna capire qual è la fonte di queste informazioni parziali“, sostiene l’avvocato Marchignoli in merito alle chat che aprono allo spettro degli abusi sulla piccola Diana, “che sono anche pericolose. Per ora stiamo parlando del nulla, che è un nulla bello colorato e stiamo aggiungendo colore al colore, ma tutto questo per me non esiste”.



“Estrapolare messaggi dalle chat non ha nessun senso”, continua a spiegare l’avvocata di Alessia Pifferi, Solange Marchignoli, “quella frase può voler dire tutto e niente, potrebbe essere una frase bellissima o anche una bruttissima“. Sulle perquisizioni a casa dell’uomo con cui Pifferi ha scambiato i messaggi, sostiene che sia “un atto dovuto perché se si parla di una chat è ovvio che devono controllare i telefonini, altrimenti come avrebbero potuto trovare la prova del reato?! Io spero che la signora Pifferi oggi mi chiami e mi spieghi di cosa si tratta”, ma per ore “io rimango nel mio perché non so di cosa parliamo, dico soltanto di stare attenti perché estrapolare due frasi da una chat è pericoloso“. “Al momento parliamo di qualcosa che è aberrante e incommentabile”, conclude Marchignoli, “dalla signora Pifferi alla chat. Purtroppo, questa cosa coinvolge la signora Pifferi, che ha già un abito più nero del nero, e stiamo aggiungendo orrore all’orrore, ma invito alla cautela perché la frase potrebbe avere un significato diverso ed essere stata detta in un contesto diverso”. (Agg. di Lorenzo Drigo)



LUCA D’AURIA: “LA VALIDITÀ PROCESSUALE POTREBBE ESSERE COMPROMESSA, LA PROCURA AGISCA E INDAGHI”

L’avvocato di Alessia Pifferi, Luca D’Auria, è stato intervistato stamane da Mattino Cinque, per commentare gli ultimi risvolti riguardante l’indagine di corruzione di minore per cui la signora Pifferi sarebbe indagata assieme ad un 56enne di Bergamo che la donna frequentava: “Tutto questo è caduto dal nulla ieri. Ricordiamoci che per l’accusa penale ci vuole la certezza ogni ragionevole dubbio. Questa è una traccia, come facciamo a dire che quello stralcio voglia dire tutto quello che stiamo dicendo? Tutto è possibile, ma la realtà processuale è l’ombra degli abusi, attenzione. Stanno verificando? Certo”. “L’indagine è segreta – ha proseguito l’avvocato di Alessia Pifferi – qui zampilla fuori qualche cosa totalmente avulso dalla completezza delle indagini. La signora Pifferi si prostituiva? Non sappiamo nulla di questo, chiarisca questa questione, allora resta un’ombra ed è un onere della Procura toglierla quest’ombra, altrimenti ne va della validità processuale. C’è il nome della bimba in quella chat?! Sono d’accordo che gli inquirenti non siano impazziti ma perchè la notizia è uscita prima dei riscontri, non abbiamo la prova”.



Poi Luca D’Auria ha proseguito: “Tutte queste persone che parlano ora dov’erano – dice riferendosi alle numerose testimonianze che puntano il dito verso Alessia Pifferi – oggi tutti son pronti a dire che la lasciava sola”. E ancora: “E’ il vostro titolo, l’ombra, ho la procura esce dall’ombra, è ovvio che se tutto questo dovesse rivelarsi vero al di là di ogni dubbio, la posizione si aggrava da un reato già gravissimo, un omicidio, si passa ad un reato altrettanto grave”. In collegamento vi è anche la criminologa Anna Vagli, che ha commentato così sulle ultime vicende di Alessia Pifferi: “La procura non si sveglia la mattina, credo che Alessia Pifferi non abbia mai perso il contatto con la realtà e fosse sempre lucida. Non vorrei che si chiamasse in ballo la follia, abbiamo una persona malvagia e se le accuse verranno confermate, il condizionale è d’obbligo, si tratta di una persona perversa, ego-riferita, e niente a che fare con l’amore materno. Lei ha capito che rischia l’ergastolo, ha corretto il tiro, ed ha chiesto una foto della figlia Diana dal carcere. I soccorritori mi hanno riferito che non vi era una foto di Diana nella sua abitazione”. Poi l’avvocato ha aggiunto: “Dobbiamo andare cauti su tutti questi corollari della vicenda. La bimba non piangeva quindi era sempre sedata?”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

ALESSIA PIFFERI, CHAT SOSPETTA CON UN UOMO “VOGLIO BACIARE DIANA”. LEI: “LO FARAI”

Nuove ombre su Alessia Pifferi, la donna che si trova in carcere dallo scorso luglio con l’accusa di aver lasciato morire la figlia Diana, piccola di 18 mesi, di stenti. Nel mirino degli inquirenti è finita una conversazione via chat fra la stessa Alessia Pifferi e un 56enne che la donna frequentava, e in cui, come si legge sul quotidiano IlGiorno attraverso il suo sito web, lo stesso uomo chiedeva di poter baciare proprio Diana: “Voglio baciare anche lei“, scrive lui, con la replica della madre della vittima “Lo farai“.

Difficile dare una lettura certa a queste parole, magari per Alessia Pifferi rappresentavano solo una manifestazione di affetto, o forse c’è dell’altro, fatto sta che, una volta lette le conversazioni, sono scattate le indagini e la donna, assieme al 56enne originario di Bergamo, è finita sul registro degli indagati per «corruzione di minorenne» e non per atti sessuali con minore, come invece si ipotizzava in precedenza. Nella giornata di ieri, nell’ambito della stessa inchiesta, è stata effettuata una perquisizione da parte degli investigatori proprio per individuare eventuali altre prove, e all’uomo sono stati sequestrati due pc e un telefono.

ALESSIA PIFFERI INDAGATA PER CORRUZIONE DI MINORE: RISCHIA 5 ANNI

Come ricorda l’edizione online del quotidiano Il Giorno, il reato di corruzione di minore è punibile con una pena fino a cinque anni, “ma le accuse – aggiunge il quotidiano attraverso il suo sito web – potrebbero diventare ancora più gravi se venissero accertati gli abusi sulla piccola, trovata senza vita il 20 luglio scorso”, campo di imputazione che ovviamente va aggiungersi a quello del filone principale dell’inchiesta, la morte della piccola Diana dopo essere stata lasciata da sola in casa per sei giorni, poi deceduta di stenti. Andrà anche chiarito nei prossimi giorni il giallo delle benzodiazepine trovate nel corpo della bimba: secondo i legali potrebbero essere tracce di un vecchio ricovero ospedaliero, di conseguenza bisognerà approfondire la vicenda.