Sono trapelate le prime indiscrezioni dall’autopsia sul corpo della figlia di Alessia Pifferi, la bambina morta di stenti, lasciata da sola a casa a Milano. I medici legali avrebbero trovato frammenti di cuscino e gommapiuma nello stomaco della piccola Diana, compatibili col materiale con cui era fatto il materassino della culla. Ma l’avvocato di Alessia Pifferi non si è sbilanciato a Mattino Cinque: «Non c’è certezza, prima di lanciarci in considerazioni dobbiamo fissare l’evento morte per capire bene se Diana ha ingoiato parti del materassino e del cuscino in preda alla fame, perché potrebbe essere anche morta di soffocamento. Chiederemo anche l’analisi del pannolino e approfondimenti attraverso l’incidente probatorio». Tornata per la seconda volta nell’aula del tribunale di Milano, dove si sta svolgendo il processo che vede Alessia Pifferi accusata di aver lasciato morire la figlia, la donna avrebbe chiesto una foto della bambina da tenere in carcere. Il legale si è presa l’onere di fargliela recapitare in carcere.
«Alessia Pifferi è in difficoltà perché nella sua mente si sta schiarendo la storia. Sta cominciando ad elaborare. Comunque in qualche modo vedrà i nostri consulenti per gli esami neuroscientifici», ha detto il legale ai giornalisti. Ci saranno accertamenti nell’appartamento dove è morta Diana, sul pannolino, cuscino e materasso, visto che il gip di Milano ha accoltola richiesta della difesa di ampliare il questo della perizia disposta con la formula dell’incidente probatorio. I periti nominati dalla procura dovranno analizzare pannolini, materassino e materiale biologico, oltre al biberon e alla bottiglietta d’acqua da cui aveva bevuto la bambina. In udienza è stato conferito l’incarico ai periti, tra cui Giorgio Portera, genetista che si è occupato ad esempio del caso Yara Gambirasio. Il giudice ha dato 90 giorni di termine per il deposito della perizia e riconvocato le parti per il 30 gennaio. (agg. di Silvana Palazzo)
ALESSIA PIFFERI, IL CASO DELLA PICCOLA DIANA A QUARTO GRADO
Anche il caso di Alessia Pifferi, la madre che ha lasciato morire di stenti la figlia Diana di un anno e mezzo, è al centro della nuova puntata di Quarto Grado, in onda oggi su Rete 4. La donna di Milano ha abbandonato la figlia in casa per sei giorni per stare col fidanzato. Ora si trova in custodia cautelare in carcere, a San Vittore, ma la 37enne è tornata in aula e secondo il pm Francesco De Tommasi è risultata lucida e perfettamente in grado di intendere e volere. Ha provocato la morte della figlia perché in essa ha visto un ostacolo alla realizzazione dei suoi desideri, che consistevano sostanzialmente nell’intreccio di relazioni amorose, in particolare con l’ultimo compagno che Alessia Pifferi aveva conosciuto tramite un sito di incontri e con cui voleva costruire una relazione duratura.
Ne parla Morena Zapparoli sul Fatto Quotidiano, spiegando che anche gli psichiatri del carcere di San Vittore descrivono la mamma di Diana Pifferi come una donna «consapevole, orientata e adeguata, nonché in grado di iniziare un percorso, nei colloqui psicologici periodici di monitoraggio, di narrazione ed elaborazione del proprio vissuto affettivo ed emotivo». Questo il motivo per il quale il gip Fabrizio Filice ha respinto al richiesta della difesa di far accedere alcuni esperti per una consulenza neuroscientifica per stabilire se Alessia Pifferi fosse realmente capace di intendere e di volere. L’ipotesi che fosse nel pieno delle sue facoltà mentali, secondo gli inquirenti, traspare anche dalle memorie riportate in un diario segreto e che sono state pubblicate poi da Quarto Grado.
ALESSIA PIFFERI E LA SUA “LUCIDA CONSAPEVOLEZZA”
Alessia Pifferi ha raccontato la delusione per la fine della relazione col padre naturale di Diana e le speranze riposte nell’uomo di Leffe che si era però rivelato ancora legato ad altre donne conosciute tramite piattaforme online e insofferente alla presenza della bambina, di cui non voleva fare il padre. Come evidenziato dal Fatto Quotidiano, Alessia Pifferi ha raccontato la sua gelosia e di aver nascosto la gravidanza al compagno fino al parto nel bagno dell’abitazione dell’uomo. Inoltre, aveva assunto una serie di comportamenti per assecondare la volontà del fidanzato a discapito del benessere della figlia, lasciata spesso sola affinché non fosse da intralcio alla loro storia. Lo dimostrerebbe anche quanto dichiarato durante l’interrogatorio ai magistrati, nel quale ha raccontato di non essersi recata a casa, a Milano, anche se c’era tornata col fidanzato, proprio per non indispettire l’uomo che era irritato da un recente e futile litigio. Ma questi sono solo alcuni tasselli di un puzzle da cui emerge che la bambina, una creatura innocente di un anno e mezzo, rappresentava un ostacolo per sua madre al punto tale da essere lasciata a morire di stenti.