L’avvocato di Alessia Pifferi, la donna in carcere in quanto accusata di aver fatto morire la figlia di 18 mesi di stenti, è stato ospite nella serata di ieri del programma di Telelombardia Iceberg. La prima domanda rivolta a Solange Marchignoli è stata, come abbia fatto la stessa a decidere di difendere Alessia Pifferi: “Io non sposo la causa del cliente, faccio l’avvocato penalista, difendo una persona che commette un omicidio o uno del 41Bis, per me è la stessa cosa, l’emotività non mi può appartenere, se no è un disastro, dobbiamo essere molto lucidi. Per me è una storia raccontata”. Quindi ha proseguito: “Quando ho letto le carte non mi è tornato qualcosa, ho desiderato andare subito in carcere e ho detto che era impossibile. Io sono una mamma di due bimbi e facevo fatica comprendere come sia possibile lasciare una bimba a casa e non rendersi conto della gravità. E‘ una signora che apparentemente è in una bolla, non c’è, non ha la struttura intellettuale per comprendere, io le parlo ma lei mi guarda e non mi vede, non credo sia sciocca credo proprio che sia una questione di struttura intellettuale. Lei mi incontra e mi sorride, è felice di conoscermi perchè sono una donna e si sente a suo agio. Lei ha fatto la mia nomina non l’ho chiesto io – ha precisato l’avvocato – mi è arrivata l’email dal carcere, evidentemente sa chi sono”.
E ancora: “Lei è di pochissime parole, mi ha detto che non stava bene e che le mancava la bimba. Sa che la bimba è morta ma me lo racconta come se fosse una storia, non è una mamma che mi dice che la sua bimba non c’è più, lei mi racconta che questa bimba non c’è e che bisogna organizzare i funerali e vuole esserci. Io le dico che lei non sa cosa c’è fuori, l’opinione pubblica, la tv, i giornalisti, non è concepibile”. Sulla bimba Alessia Pifferi non ha praticamente proferito parola: “A me della bimba non ha raccontato nulla, ho trovato una persona assente, occhi vuoti, che mi chiedeva un fiocco per i capelli in maniera sconclusionata. E’ come catapultata in una iper realtà che non comprende. Capisce di essere in carcere ma non capisce il disvalore di quanto fatto. Io non ho percepito una persona che fosse consapevole della gravità del fatto. Mi ha chiesto cosa sia l’ergastolo, io le ho spiegato quali siano le accuse”.
ALESSIA PIFFERI: “NON HA PARLATO DELLA BIMBA…”
Quindi ha precisato: “Il nostro incontro è durato un’oretta, mi ripeteva sempre le stesse cose, che le mancava la bimba, che non riusciva a dormire. Le ho chiesto delle gocce che sono state trovate in casa, chiedendole se le avesse somministrate a Diana. Mi ha detto che non gliel’ha mai date e che le gocce non appartenevano a lei. Ho trovato una donna che non era in grado di connettere, non era il momento per parlare del processo, non abbiamo parlato dell’interrogatorio”. Quindi ha proseguito: “Abbiamo incaricato un esperto il professor Sartorti, neuroscienziato, cercheremo di capire se vi siano lesioni cerebrali nella persona, non è concepibile quanto accaduto, è una mamma che ha fatto una cosa impresentabile, ritengo che ci sia qualcosa dietro”.
Poi l’avvocato di Alessia Pifferi ha raccontato di un fatto spiacevole: “La sorella di Alessia mi ha insultata in maniera che non posso dirvi, il background famigliare è questo, tanto è vero che l’ho fatta chiamare dall’avvocato”. In conclusione le è stato chiesto se secondo lei Alessia Pifferi avesse avuto la figlia dopo una violenza: “Non lo escludo però la signora sa chi è il padre ma il padre non sa, perchè io gliel’ho domandato, lei mi ha detto così. Il contesto è tutto complicato”.