A Quarto Grado si torna a parlare delle ultime vicende riguardanti la morta della piccola Diana Pifferi, per cui la madre, Alessia, si trova da luglio in carcere con l’accusa di averla fatta morire di stenti. Negli ultimi giorni sono emersi nuovi dettagli circa la scena del presunto crimine, la presenza di due tazzine in casa: “Lei ha spiegato che era in solitudine, non c’era nessuno con lui – ha spiegato l’avvocato Solange Marchignoli, presente negli studi del programma di Rete Quattro – ma c’erano due tazzine quindi le abbiamo chiesto spiegazioni. Una era sporca di rossetto e l’altra no. E’ pur sempre una scena del crimine – ha proseguito l’avvocato – è doverosa l’analisi. Alessia Pifferi non sa perchè ci fossero due tazzine”.



E ancora: “Se ci focalizziamo sull’atto grave della donna e sulle confessioni della stessa, che non fanno prova, non dovremmo neanche parlarne, non dobbiamo fare le trasmissioni. La donna ha confessato, perfetto, arrivederci e grazie, ma la legge prevede altro però”. Sull’autopsia: “Ne parleremo quando l’avremo, sono due mesi che parliamo di tutto e niente”.



ALESSIA PIFFERI, GLI AVVOCATI A QUARTO GRADO: “TANTI CRIMINI SONO NATI CON UN’IDEA…”

A questo punto ha preso la parola anche Luca D’Auria, l’altro avvocato di Alessia Pifferi: “Ogni scena del crimine deve essere analizzata nella sua completezza, e Garofano ci ha detto che mai avrebbe trascurato un dettaglio di questo tipo. Noi non ipotizziamo la presenza di una terza persona. Quante volte la scena del crimine ha svelato cose inusitate”.

Poi Solange Marchignoli, avvocato di Alessia Pifferi, ha ripreso la parola: “Benzodiazepine le hanno trovate nei capelli, quindi vuol dire che non le ha assunte”. Di nuovo Luca D’Auria: “Se veramente è stata avvelenata Diana, perchè non verificare due tazzine? Quanti omicidi sono nati con un’idea e sono finiti con un’altra”. In studio si discute anche del famoso diario di Alessia Pifferi: “Lei non l’ha scritto per i giornalisti – ha precisato Marchignoli – ma sono i giornalisti che me lo chiedono”. Luca D’Auria ha concluso: “In quelle lettere ci sono spunti che i nostri consulenti stanno valutando”.