Il 20 luglio 2022, a ridosso dell’arresto per la morte della figlia di 18 mesi, Diana, Alessia Pifferi rese il primo interrogatorio e parlò delle ultime ore in casa con la bimba prima di abbandonarla, per 6 giorni, e partire per stare fuori Milano insieme al compagno. È un resoconto che prende forma, risposta dopo risposta, sotto le domande degli inquirenti a margine della scoperta del corpo della bambina nell’appartamento in cui l’avrebbe lasciata una settimana prima, in totale solitudine, nonostante quel giorno le fosse sembrata meno vivace del solito.



Mentre in aula, nel processo che si celebra a suo carico in Corte d’Assise per omicidio pluriaggravato, la battaglia tra accusa e difesa si combatte anche in merito alle capacità di intendere e volere dell’imputata, gli stralci delle prime dichiarazioni di Alessia Pifferi, diffusi da Ore 14, sembrano spostare l’asse sulla consapevolezza dei rischi di un abbandono prolungato come quello che sarebbe costato la vita alla piccola, morta di stenti in un lettino da campeggio nell’estate di un anno fa. “Giovedì – giorno in cui ha abbandonato Diana –, sono rimasta in casa con lei fino alla sera, fino alle 18:50 e poi sono scesa perché è arrivato l’autista per andare dal mio compagno a Leffe…“.



Alessia Pifferi: “Ho visto che la bambina era mogia mogia”

Nel primo interrogatorio, Alessia Pifferi descrisse le ultime ore in casa con Diana e quali sarebbero stati i pasti consumati dalla bimba prima che lei la lasciasse da sola per giorni. Quella mattina, prima che Alessia Pifferi uscisse dall’appartamento, la figlia avrebbe “bevuto il suo latte, non aveva finito il suo solito biberon, però ho visto che era mogia mogia. Non era… Lei è sempre stata una bambina solare, attiva. Difficilmente piangeva. Tra martedì e mercoledì (giorni immediatamente precedenti all’abbandono, ndr) la bambina era più capricciosa del solito, forse il caldo, i dentini… e le ho dato la Tachipirina“.



Alessia Pifferi passò poi a raccontare cosa sarebbe successo il giovedì seguente, giorno in cui avrebbe lasciato sua figlia: “Giovedì la bambina era più mogia del solito. Non era come gli altri giorni. A pranzo non ha mangiato perché dormiva (…). Lei è stata lì, tranquilla nel lettino che dormiva. Ha dormito da quasi mezzogiorno fino alle… forse erano quasi le 18, poi io mi sono sdraiata lì ancora un po’ sul divano a guardare la tv, Facebook, fino a che non era quasi l’orario di scendere perché arrivava l’autista a prendermi. Sono scesa alle 18:50, lui è arrivato alle 18:55. Prima di scendere sono andata dalla bambina, le ho fatto una carezzina sulla testa però era calda, ma non calda di febbre, calda di…“. Fino alla sera, stando al suo primo racconto, Alessia Pifferi sarebbe rimasta in casa con sua figlia e avrebbe deciso di lasciarla da sola nonostante si fosse accorta che non era “attiva” come al solito. Diana sarebbe rimasta per giorni in totale solitudine, fino al drammatico epilogo scoperto il 20 luglio successivo, quando sua madre sarebbe tornata nell’abitazione dalla settimana trascorsa fuori con il compagno. Davanti ai giudici, durante il processo, ha ammesso di essere tornata a Milano il lunedì seguente con l’uomo,per una questione di lavoro“, ma di non essere andata dalla figlia per “paura delle reazioni” del compagno a una eventuale richiesta di essere riaccompagnata a casa.