«Sta come stanno tutti i detenuti in questo periodo nelle carceri italiane», esordisce così il legale di Alessia Pifferi a Mattino 4 nel corso dell’approfondimento sul caso di Diana, la bambina lasciata morire di stenti. Dopo la condanna all’ergastolo in primo grado a Milano, l’avvocato Alessia Pontenani prepara la battaglia in appello. «Ricordo che non c’è stato il terzo grado di giudizio, è un’assassina nel senso che ha lasciato morire la figlia, ma dovremo capire in appello che cosa sia accaduto. Non lo dico io, lo dicono persone esperte, consulenti, cioè che la signora non fosse in grado di capire cosa stesse facendo», la tesi del legale.



Sollecitata da Federica Panicucci a parlare delle condizioni della sua assistita, Alessia Pifferi, il legale ha confermato quanto dichiarato nei giorni scorsi: «Non parla quasi mai della bambina, ma mi chiede spesso delle condizioni della tomba della bambina. Confesso di esserci andata un paio di volte. C’è una persona che era con lei in carcere che ieri mi ha mandato delle foto: le ha portato dei fiori nei giorni scorsi. Questo è anche un modo forse di aver preso consapevolezza di cosa è accaduto e di cosa sia responsabile, perché nessuno nega che sia responsabile della morte della figlia».



VERSO L’APPELLO: PARLA L’AVVOCATO PONTENANI

A proposito dei rapporti con la famiglia, il legale di Alessia Pifferi conferma che sono ormai rotti: «Si preoccupa anche se la sorella vada a portare fiori e scrive regolarmente lettere alla madre, che non ha mai risposto». In merito alla battaglia in appello, l’avvocato Alessia Pontenani a Mattino 4 ha spiegato che chiederà che venga riaperta l’istruttoria.

«Durante la perizia c’è stata l’indagine parallela della procura che ha indagato me e le psicologhe, affermando che avremmo fatto un falso per aiutare Alessia Pifferi, neanche fosse mia figlia o mia sorella. Quindi, chiederò una nuova perizia ma con tre periti, voglio far fare una risonanza magnetica alla Pifferi per vedere se ha dei danni cerebrali, esiste anche questa possibilità, con l’obiettivo di riconoscere quella che secondo i miei periti è un’incapacità parziale», ha proseguito.



Quando le è stato chiesto se così Alessia Pifferi potrebbe uscire dal carcere, il legale ha precisato: «Non potrebbe andare in comunità, non ha disturbi. Dove potrebbe andare? In un posto dove possa stare bene, i miei consulenti ad esempio mi hanno detto un convento».

“ALESSIA PIFFERI NON È MATTA, HA UN RITARDO”

A tal proposito, l’avvocato di Alessia Pifferi ha ribadito che la sua assistita «non è matta», ma ha un «ritardo mentale», chiarendo che non è il suo parere, ma quello degli psicologi. «Il professor Pirfo dice che, nonostante tutti i problemi, ha preso un punteggio alto in un test, allora avrebbe mentito su tutto il resto, peccato che chi ha un disturbo mentale non può fare quel test».

In merito alla morte di Diana, ha aggiunto: «La bambina non doveva essere lasciata ad Alessia Pifferi, perché non era in grado di occuparsene. Una donna che partorisce in un water dopo una gravidanza misconosciuta… il fidanzato ha detto che non lo sapeva».

Infine, il legale di Alessia Pifferi ha smentito che sia cambiata: «Due anni di carcere non fanno bene a nessuno. Per quanto riguarda l’abbigliamento e la ricrescita, lei decise di farsi la tinta, l’aveva comprata in carcere e se l’era fatta, mentre i vestiti li abbiamo forniti noi».