Ci sono aggiornamenti sul caso di Alessia Pifferi, la donna in carcere dallo scorso mese di luglio, accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi. Mattino Cinque è tornata ad occuparsi di questo caso di cronaca nera che ha sconvolto l’opinione pubblica e le ultime novità sembrerebbe che la piccola Diana sarebbe morta per disidratazione uno o due giorni prima del ritorno della madre. A riguardo l’avvocato Solange Marchignoli, in studio a Mattino Cinque, ha spiegato: “L’autopsia è stata depositata senza allegati, ho avuto un lungo colloquio con il pm durante l’interrogatorio della signora Pifferi, mi ha rappresentato la circostanza della possibile morte della bimba per disidratazione ma non ci sono conclusioni in tal senso, c’è un ragionamento che volge questa conclusione ma non c’è cun ‘concludo che…’”.



“Io – ha proseguito l’avvocato di Alessia Pifferi – non ho un documento in mano e mi riserbo di dare qualche conclusione in più quando… Le nostre ipotesi, se venisse confermata la notizia, crollano. Ovviamente però se l’autopsia non conclude rispetto ad una morte effettiva per disidratazione la difesa ha spazio per ragionare, non lo sappiamo, non l’abbiamo letta”.



ALESSIA PIFFERI, AVVOCATO: “CHIESTO ALTRO INCIDENTE PROBATORIO”

Se venisse confermato quanto emerso, quindi, Diana Pifferi si sarebbe potuta salvare visto che la madre Alessia, il terzo giorno che era via, avrebbe potuto fare visita alla propria abitazione, ma ha preferito tornare in casa per un po’ di stanchezza. L’avvocato ha aggiunto: “Stiamo chiedendo un altro incidente probatorio perchè ci sono elementi su cui vogliamo fare chiarire”.

“Quando c’è una scena del crimine – ha continuato l’avvocato di Alessia Pifferi – va analizzato tutto della scena, a volte anche qualcosa che ti sembra sciocco… Lei ha dichiarato di non aver visto nessuno quel giorno, cosa che non corrisponde ai dati di fatto nella casa”, in riferimento alla presenza di alcune tazzine nell’abitazione di Alessia Pifferi che di fatto cozzerebbero con la versione fornita dalla stessa donna. “Le dichiarazioni auto accusatorie non fanno piena prova dal punto di vista giuridico se non vi sono elementi esterni che possano confermarle”. Quindi il legale ha concluso: “Siamo di fronte ad un processo penale per omicidio bisogna fotografare i fatti. Il comandante del Ris mi ha detto che lui fa l’analisi del Dna di se stesso per escludere la sua presenza sulla scena”.