Alessia Pifferi è una donna “spaventata” che “chiede sempre di Diana”. Questo il ritratto fornito alla stampa dai suoi legali, Luca D’Auria e Solange Marchignoli, sulla condizione della 37enne attualmente in carcere con l’accusa di aver fatto morire di stenti la figlia di 18 mesi, Diana Pifferi, abbandonandola sola in casa per una settimana. Poche ore fa, per la prima volta l’indagata si è presentata in tribunale a Milano dove si è tenuta l’udienza per l’affidamento dell’incarico ai periti che interverranno in sede di incidente probatorio su quanto repertato nell’abitazione in cui è stato rinvenuto il cadavere della piccola. Accertamenti che riguarderanno, in particolare, il contenuto del biberon trovato accanto al corpo della bambina e quello di una boccetta di benzodiazepine. Farmaco che non si esclude possa esserle stato somministrato dalla mamma prima di essere abbandonata.
Sono stati proprio gli avvocati di Alessia Pifferi, come gli stessi hanno sottolineato all’Ansa, a chiederle di partecipare a questa importante fase in aula. Dopo la lettera scritta dal carcere a Quarto Grado – in cui la 37enne nega di aver percipito la figlia “come un peso” e di aver sognato una vita “da star”, così come di averle dato tranquillanti per impedirle di piangere in sua assenza – la trasmissione condotta da Gianluigi Nuzzi torna sul caso. L’accusa a carico di Alessia Pifferi è omicidio volontario aggravato. I prossimi passaggi delle indagini vedranno periti e consulenti impegnati negli accertamenti sui reperti.
Gli avvocati di Alessia Pifferi: “È spaventata”
È la prima volta che Alessia Pifferi lascia il carcere dopo l’arresto con l’accusa di aver provocato il decesso della piccola Diana Pifferi, la figlia di 18 mesi morta di stenti dopo essere stata abbandonata da sola in casa per giorni. L’indagata è stata condotta fuori dalla sua cella, dove si trova dal 21 luglio scorso, per recarsi in tribunale a Milano in vista dell’udienza di incarico ai periti del gip per gli accertamenti sui reperti del caso. Il corpo della minore era stato trovato all’interno della loro casa del capoluogo lombardo, adagiato su un lettino da campeggio, con accanto un biberon contenente tracce di latte e una boccetta del farmaco “En”, appartenente alla categoria degli ansiolitici benzodiazepinici. Tra le ipotesi di chi indaga, quella secondo cui la piccola potrebbe essere stata drogata prima essere lasciata sola per una settimana e infine morire.
Fuori dall’aula, poche ore fa, nessuna dichiarazione della 37enne. Gli avvocati che l’assistono, Luca D’Auria e Solange Marchignoli, hanno parlato con i giornalisti rispondendo ad alcune domande sulle attuali condizioni di Alessia Pifferi e sull’eventuale orizzonte di resipiscenza: “Ha momenti di sconforto – ha dichiarato Marchignoli –, non ha nessuna cognizione. Ha perso un bambino e ha avuto delle gravissime conseguenze di natura fisica per questo aborto. Quando è arrivata Diana l’ha vissuto come un dono di Dio. Quando parla di Diana lo fa come una madre attenta. È spaventata da questa risposta mediatica. Passa la sua vita chiusa in carcere, in isolamento, per la prima volta esce dal carcere e si trova cento giornalisti… “. “Chiede sempre di sua figlia – ha concluso l’avvocato D’Auria, uno dei legali di Alessia Pifferi –. Si rende conto che non l’abbraccerà mai più. Sul resto non andiamo oltre“. All’orizzonte l’ipotesi di una perizia (finora rigettata) che la difesa, ha precisato il legale, chiede per accertare non la capacità di intendere e volere dell’assistita, ma per capire “come questa persona si relaziona rispetto alla realtà”.