Il caso di Alessia Pifferi, la madre della piccola Diana lasciata morire di stenti in casa, completamente incustodita per giorni, è tornato al centro di “Storie Italiane”, trasmissione di Rai Uno condotta da Eleonora Daniele. Nel corso del programma è stata mandata in onda la telefonata tra la donna e uno dei suoi avvocati difensori, Luca D’Auria, durante la quale lei ha asserito: “In una situazione così potrei anche stare un po’ meglio, però la bambina mi manca da morire e il carcere non è di certo un bel posto. Sono traumatizzata e spaventata da tutto. Guardo la tv, leggo, scrivo cose mie e quando mi fanno uscire prendo una boccata d’aria. Sono proprio abbandonata a me stessa, non ho sentito nessuna persona della mia vita”.
Alessia Pifferi ha poi aggiunto ancora che “la testa va a mia figlia che non c’è più, vorrei solamente tornare indietro per riavere lei. Il personale del carcere con me è molto educato e paziente, sono tutti disponibili”.
ALESSIA PIFFERI, PARLA L’AVVOCATO MARCHIGNOLI: “È NOSTRA PREMURA CERCARE DI CAPIRE CHE COSA SIA ACCADUTO”
Solange Marchignoli, avvocato di Alessia Pifferi, ha affermato a “Storie Italiane”: “Ho a mie mani il diario della signora Pifferi, in cui racconta chi è lei, cosa ha vissuto e tutte le sue fragilità, che non vogliono essere una giustificazione. Fare entrare le neuroscienze in questa storia serviva a farmi capire davvero la persona che ho di fronte: la mia assistita mi lascia un senso di profonda tristezza. Chiaramente non ho nessuna emotività rispetto al reato, essendo io un avvocato penalista, ma secondo me nel percorso neurologico della signora manca qualcosa. È nostra premura cercare di capire che cosa sia accaduto”.
E, ancora: “Negare una perizia neuroscientifica è un fatto molto grave. Preciso che non si tratta di indagare sulla capacità di intendere e di volere di Alessia Pifferi, ma si tratta di sondare il percorso cognitivo della persona e capire quali siano le connessioni neurali della signora, per capire se lei si fosse disegnata la possibilità che la bambina potesse morire. Il gip parla di dolo eventuale, che prevede proprio la consapevolezza da parte del soggetto che l’evento negativo potrebbe accadere. Secondo la difesa questo non è possibile: siamo in una fase di indagini in cui tutto è segreto, tranne qualche virgolettato. Di primo acchito, rispetto a come mi si presenta la signora Pifferi, lei è una persona profondamente diversa, che non adopera quel linguaggio, anzi: il suo vocabolario è molto povero”.