Continua a chiedere del fidanzato la mamma di Diana, la bambina di 18 mesi lasciata morire di stenti. L’indiscrezione trova conferma nelle parole dell’avvocato Solange Marchignoli, intervenuta ieri a Zona Bianca. Il legale, che ha ricevuto minacce di morte dagli haters per aver accettato di difendere Alessia Pifferi, ha dichiarato nello studio di Giuseppe Brindisi: «Lei mi ha chiesto di contattarlo, l’ho chiamato ma ho trovato il telefono spento. Lei non si capacitava del perché si potesse estraniare rispetto a questa cosa, ma le ho rappresentato che il fatto è grave e tutti possono reagire come meglio credono». Anche questo particolare conferma il fatto che la donna non riesca a comprendere la gravità di quanto accaduto.



Ma dal carcere di San Vittore, dove si trova rinchiusa, Alessia Pifferi non ha chiesto solo dell’elettricista di Leffe, bensì anche della sua famiglia. «Ho provato a contattare la famiglia, ricevendo una serie di insulti inqualificabili. Mi hanno detto che hanno l’avvocato, quindi sono schermati dal loro difensore. La mia era una telefonata di cortesia, è il mio mestiere», ha raccontato il legale in tv.



DIANA PIFFERI, ESAMI SUL LATTE DEL BIBERON

L’avvocato Solange Marchignoli nei giorni scorsi aveva presentato riserva di incidente probatorio sull’esame del latte contenuto nel biberon trovato accanto al cadavere di Diana. Quindi, la parola passa ai periti nominati dalla difesa di Alessia Pifferi e a quelli della Procura che saranno nominati dal gip Maria Cardellicchio. I tempi dell’indagine, di conseguenza, si allungano: secondo quanto riportato da Il Giorno, i risultati degli esami sul latte probabilmente non si avranno prima di settembre. Se dovesse risultare che la bambina era drogata con benzodiazepine, la posizione della mamma si aggreverebbe ulteriormente, in quanto le verrebbe riconosciuta l’aggravante della premeditazione. «Non posso leggere che la signora ha somministrato alla bambina delle gocce così non avrebbe potuto chiedere aiuto. Il mostro esiste, ma bisogna qualificarlo con precisione», ha replicato sul tema il legale di Alessia Pifferi ieri a Zona Bianca. Ma ha voluto fare anche delle precisazioni: «Se devo rispondere da donna, non ci sono commenti, ho già precisato è un fatto talmente grave che va al di là del bene e del male. Ma sono chiamata a fare l’avvocato penalista, come sapete è un mestiere complicato. Quando leggo dei documenti non ho emotività. Io non la devo giustificare, ma la devo difendere».



“NON VOGLIAMO FARLA PASSARE PER PAZZA MA…”

L’avvocato Solange Marchignoli a Zona Bianca ieri ha voluto chiare che da parte della difesa «non c’è la volontà di farla passare per pazza, ma di capire cos’è successo nella mente di questa donna». A proposito dell’omicidio commesso da Alessia Pifferi, il legale ha aggiunto: «Una persona ordinaria non può compiere un gesto così efferato, quindi qualcosa ci deve essere. Non sono un clinico, ma fare un passo in più, capire con chi ho a che fare. Abbiamo chiesto l’ausilio di due neuroscienziati per fotografare con onestà intellettuale la situazione». Inoltre, ha fornito la sua percezione dopo il primo colloquio avuto con Alessia Pifferi: «Non si è giustificata, perché non era in grado di farlo. La prima volta che l’ho incontrata era assorbita in una specie di bolla. Non aveva emotività, mi ha raccontato cos’è successo senza emotività». Ma secondo l’avvocato, la mamma di Diana non aveva elaborato un disegno criminale lucido: «Si è mostrata una persona che in quel momento non era in grado di capire». Infine, chiederà l’audio dell’interrogatorio per confrontarlo con la trascrizione.