Nel biberon di Diana Pifferi, la bambina morta di stenti, non c’è alcuna traccia di tranquillanti. Questo è uno dei dati più importanti emersi dalla perizia eseguita con la formula dell’incidente probatorio su richiesta dei difensori della mamma Alessia Pifferi, gli avvocati Solange Marchignoli e Luca D’Auria. La donna è in carcere dal 21 luglio per omicidio volontario aggravato, per aver lasciato per sei giorni sola in casa la figlia di un anno e mezzo. L’esame, come riportato dal Corriere della Sera, è stato effettuato sul biberon con il latte che la madre aveva lasciato e su una bottiglietta d’acqua trovati nel letto della bambina. Ma è stato allargato anche alla analisi nell’appartamento, su un pannolino, su un cuscino e sul materasso.
Da nessuna parte sono state trovate tracce di benzodiazepine, ossia di tranquillanti, fatta eccezione per una boccetta di En che si trovava in casa. Invece la consulenza medico-legale disposta dalla procura, in particolare l’esame del capello, avevano evidenziato tracce di benzodiazepine. Si potrebbe allora ipotizzare una contaminazione involontaria, non una somministrazione diretta, che ha portato al ritrovamento di tracce di tranquillanti nelle analisi medico legali.
DIANA PIFFERI, RISULTATI PERIZIA SUL BIBERON
I pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro entro la fine di febbraio chiederanno il processo con rito abbreviato per Alessia Pifferi. Si andrà davanti alla Corte d’Assise, in quanto la mamma della piccola Diana rischia la condanna all’ergastolo. La perizia, comunque, sarà discussa in un’udienza fissata per il 30 gennaio. Intanto, si legge che sulla «tettarella del biberon» e sul «beccuccio della bottiglietta» d’acqua sono state individuate solo «tracce di saliva riferibili» alla bambina, invece non si è rilevata «la presenza di composti di interesse tossicologico», mentre l’accertamento sul flacone di En ha ovviamente confermato la presenza di tranquillanti all’interno della boccetta. Per quanto riguarda il pannolino indossato da Diana Pifferi, sono state rintracciate tracce di paracetamolo che è «verosimilmente da attribuire a una somministrazione del farmaco all’infante e alla successiva eliminazione» con la pipì. Uno dei pannolini è stato poi ritrovato senza materiale compatibile con quello ritrovato nel lettino e nelle analisi medico-legali. Come evidenziato dal Corriere della Sera, sono dati che dimostrano la sofferenza della bambina in quei giorni.
I LEGALI DI ALESSIA PIFFERI “HA SEMPRE DETTO VERITÀ”
«La difesa di Alessia Pifferi non si stupisce dell’esito dell’incidente probatorio, che tra l’altro era già stato in parte anticipato dalle risultanze dell’esame autoptico sulla bambina», osservano in una nota ufficiale i legali di Alessia Pifferi, gli avvocati Solange Marchignoli e Luca D’Auria. La mancanza di tranquillanti nel biberon e nella bottiglia dimostra, secondo la difesa, «che Alessia è sempre stata genuina nel suo racconto e, sul piano giuridico, che la premeditazione manca di elementi concreti, posto che sarebbe stato l’avvelenamento della piccola Diana». La mamma di Diana Pifferi aveva, infatti, ripetuto a verbale di non aver mai dato tranquillanti alla figlia, come invece ipotizzato dagli inquirenti, anche perché nessuno dei vicini di casa aveva mai sentito piangere la bambina in quei giorni.