Il caso di Alessia Piperno, la giovane blogger romana arrestata in Iran il giorno del suo compleanno, a I Fatti Vostri. Jessica Ciofi, amica, l’ha incontrata proprio in Iran nei giorni precedenti l’arresto: “L’ho conosciuta in iran – ha spiegato . in una città a metà dell’iran, io ero lì a fare un viaggio di piacere, andavo verso in nord, ero in vacanza. Sono scesa dal confine con la turchia, andavo verso Persepoli, lei faceva il contrario”. Poi ha proseguito: “Mi ha fatto un’impressione splendida, una ragazza dolce, accogliente, ci siamo trovate subito molto bene, abbiamo fatto subito amicizia”.



“Lei faceva un lavoro – ha proseguito l’amica di Alessia Piperno – che la portava a viaggiare organizzando eventi, meeting e viaggi, però lei è anche una viaggiatrice, son 6 anni che gira il mondo, ama raccontarlo, anche un po’ con l’idea di abbattere degli stereotipi su certi Paesi. Cosa cercava in Iran? Il contatto con le persone, di conoscere le culture, di approfondire i rapporti umani, i sorrisi. Non mi è affatto sembrata una sprovveduta, era cosciente del posto in cui si trovava, per viaggiare da sola in certi Paesi bisogna sapere bene la cultura, cosa si può fare o meno, avere il rispetto della gente, lei era attentissima. A cena abbiamo parlato dei ragazzi che sono stati arrestati in iran per via di aver fatto volare droni e fatto delle foto dove non si poteva fare, in iran ci sono conseguenze pesanti e Alessia l’aveva presente”.



ALESSIA PIPERNO, L’AMICA: “FORSE SI E’ TROVATA IN QUALCHE MANIFESTAZIONE”

Su quanto possa essere accaduto ad Alessia Piperno: “Lei si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato, non penso abbia volontariamente partecipato alla protesta, aveva presente che sarebbe stato troppo pericoloso. Qualunque donna occidentale è con il cuore con queste ragazze che protestano, viverci da donna in Iran è molto faticoso”.

“Non avevamo avvertito nulla nell’aria, non c’era questa sensazione di un malcontento crescente. La mia ipotesi è che si sia trovata in mezzo a qualche manifestazione a Teheran tornando magari in albergo. Lei aveva già il biglietto per il Pakistan, lei non era lì per restare lì, stava andando via. Non era una di quelle ragazze politicizzate, che fanno parte di associazioni, che vogliono fare rivoluzione”. E ancora: “Quando ho saputo questa cosa mi sono sentita morire”.