“Qui invece, la gente è stufa di essere un burattino, ecco perché migliaia di persone stanno scendendo nelle piazze a protestare. Stanno manifestando per la loro libertà (…) In tanti hanno già perso la vita, in tanti non vedranno mai quella libertà per cui hanno rischiato e lottato, ma se un giorno questo sarà un paese libero, è merito di queste persone, di queste ragazze che scendono in piazza e danno fuoco ai loro hijab, e a quegli uomini che stanno combattendo per le loro donne. Ed è per questo che quando scende la notte e l’eco degli spari si emana nella città, Mesan accende la musica ad alto volume, e fa partire quella canzone: Questo è il fiore, del partigiano, morto per la libertà”.
Non sono le parole di un attivista politico bene al sicuro qui in Italia, ma quelle contenute nel penultimo post che Alessia Piperno ha pubblicato sulla sua pagina Instagram, da Teheran, descrivendo e criticando apertamente quello che sta succedendo da settimane, le manifestazioni delle donne contro il dispotismo degli ayatollah. La donna, 30 anni, stava festeggiando il suo compleanno quando è stata prelevata dalla polizia. Domenica una sua breve e drammatica telefonata in lacrime alla famiglia a Roma: “Vi prego aiutatemi”.
“Trovo sconcertante che una persona che si reca in Iran in questo momento storico pubblichi online delle critiche così aperte al regime iraniano” ci ha detto Stefano Piazza, saggista, studioso ed esperto di terrorismo internazionale. “La speranza è che adesso la ragazza non sia sottoposta ai metodi brutali con cui la polizia iraniana fa i suoi interrogatori, cioè la tortura”.
Alessia Piperno, di professione travel blogger, in giro per il mondo da circa sette anni, dal’Australia al Guatemala, arrestata in Iran per un post sulla sua pagina Instagram in italiano. È questo che è successo, i servizi segreti iraniani sono così potenti?
Cose come questa purtroppo succedono più di quanto sappiamo. Questi attivisti che vanno in Paesi in guerra o dove ci sono tensioni sociali rischiano moltissimo. I servizi segreti iraniani sono abilissimi nel controllare le comunicazioni da e per l’Iran. Fa davvero specie che questa persona che si trovava a Teheran in questi giorni di manifestazioni e di uccisioni si sia lasciata andare a fare commenti pubblici così sui social.
Si vede che fino a oggi aveva visitato solo Paesi occidentali, dove c’è più libertà, o non aveva mai fatto commenti simili. O semplicemente è stata una ingenuità? Ricostruendo il caso, sembra di capire che appena arrivi in Iran vieni schedato e poi monitorato.
Dal momento che arrivi inizia il monitoraggio di ogni cosa che fai: le intercettazioni ambientali in hotel, i tassisti che sono obbligati a dire dove è andata. Ci sono decine di spie che seguono ovunque gli stranieri. Il problema grosso, adesso, è un altro. Speriamo che non venga interrogata con i metodi che sappiamo essere usati dagli iraniani, cioè la tortura.
Il regime iraniano non va con la mano leggera con chi lo critica: potrebbe rischiare una condanna?
Il regime la userà innanzi tutto per i suoi interessi di propaganda, ma anche per mettere sotto pressione il governo italiano.
Ci sono casi analoghi che hanno fatto la storia: un predicatore cristiano americano è stato in carcere per quasi dieci anni.
Esatto.
Che Alessia Piperno sia stata arrestata nel giro di un paio di giorni dopo un solo post, ci dice di un servizio segreto, quello iraniano, che neanche i russi o i cinesi possono vantare. O no?
I cinesi e i russi hanno le stesse capacità. I russi sono esperti a mettere telecamere e microspie, anzi lo fanno tranquillamente anche nei Paesi occidentali, come dimostra il caso di quella ex spia russa avvelenata in Gran Bretagna, e altrettanto fanno i cinesi. Gli iraniani sono specializzata nella sorveglianza di massa, figuriamoci con una ragazza entusiasta che pensa di cambiare il mondo. Speriamo non faccia una brutta fine durante gli interrogatori, gli iraniani non badano a che paese appartieni.
Vorranno sapere chi frequentava?
Sanno chi ha frequentato e cercheranno di estorcerle più nomi possibili. La sua fortuna è che l’Italia ha una unità di crisi molto abile che gestisce molto bene casi come questo. Ripeto: andare in Iran in questo momento vuol dire sfidare la sorte. È una cosa che trovo incomprensibile.
(Paolo Vites)
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