Il caso di Alessia Rosati, scomparsa dal 1994, è uno dei cold case di Roma. La ventunenne, come ricostruito dal Corriere della Sera, non fece mai ritorno a casa dopo essere uscita per andare ad assistere agli esami di maturità di un’amica. È in quel momento che si persero le sue tracce. La ragazza con cui si era intrattenuta quel giorno non è mai riuscita a dare informazioni utili in merito alle sue ultime ore alla luce del sole. Anzi, agli inquirenti avrebbe omesso di rivelare che la aveva riaccompagnata a casa, mentre poi ciò fu scoperto attraverso le dichiarazioni di alcuni testimoni.
A infittire ancor di più il mistero c’è anche una lettera di addio che Alessia scrisse e inviò all’amica Claudia, che l’avrebbe ricevuta alcuni giorni dopo la scomparsa. La romana, nella missiva, annunciava l’intenzione di “partire per l’Europa” con “un ragazzo che è stato molto importante per me” e ammetteva di “non sapere quando tornerò”. Di recente la grafologa giudiziaria Monica Manzini ha analizzato il reperto e ha presentato una nuova teoria. “La ragazza potrebbe aver voluto far credere alle persone da cui stava scappando per mettersi al riparo da pericoli”. Non emergono infatti “segni di paura o terrore”, seppure ce ne siano di “fragilità emotiva”. La diretta interessata manifestava “ansia” e “bisogno di evasione e indipendenza”.
Alessia Rosati, scomparsa dal 1994: cosa c’entra Emanuela Orlandi?
Il caso di Alessia Rosati, scomparsa dal 1994, è stato in più occasioni accostato a quelli di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, scomparse rispettivamente nel 1984 e nel 1983. Tutte a Roma. Il collegamento è rappresentato non soltanto dalla località e dalle vicende, bensì anche da Marco Fassoni Accetti. Il fotografo romano nel 2015 rivelò di avere conosciuto Alessia e di averla ospitata in casa sua prima che venisse portata via da ambienti dei servizi segreti nell’ambito delle tensioni esplose nel Sisde. Non fu però preso sul serio.
Qualche anno prima, proprio lui, era stato noto come “l’uomo del flauto” poiché aveva riconsegnato lo strumento di Emanuela alla sua famiglia. Nel 2013 infatti si era accusato dei rapimenti di quest’ultima e di Mirella. Secondo i pm è sempre stato un “mitomane” ossessionato da questi casi. Le sue dichiarazioni “sceneggiature fantasiose”. Ad oggi, tuttavia, dove siano le tre ragazze scomparse resta un mistero.