Alessio Bertrand è l’unico sopravvissuto del disastro Moby Prince, il traghetto della Navarma in cui persero la vita 140 persone, tra passeggeri ed equipaggio, la notte del 10 aprile 1991. 22 minuti dopo essere salpata con direzione Olbia, l’imbarcazione si scontrò con una petroliera Agip Abruzzo ancorata nella rada del porto di Livorno finendo per essere divorata dalle fiamme in un inferno su cui i soccorsi, per oltre un’ora, non sarebbero intervenuti. Un ritardo al centro di interrogativi e di una commissione parlamentare d’inchiesta che avrebbe stabilito la presenza di una terza nave non identificata a fare da ostacolo al traghetto, costretto a una virata che avrebbe provocato l’impatto.
Chi è Alessio Bertrand?
Alessio Bertrand aveva 23 anni quando si imbarcò sul traghetto, alla sua prima esperienza di mozzo, e non dimenticherà mai l’orrore vissuto quella notte. Lo ha ricordato più volte davanti alle telecamere, dipingendo il ritratto di un senso di impotenza che lo accompagna dal momento in cui ha capito di essere stato l’unico a essere salvato in quella strage che è la più grande tragedia navale nella storia italiana. Sarebbe riuscito a guadagnare un punto da cui gettarsi in acqua camminando sui corpi delle persone decedute sulla Moby Prince, ma ha sempre sostenuto con forza di non aver mai detto che erano “tutti morti” ai due ormeggiatori, Valter Mattei e Mauro Valli, che lo avrebbero raccolto sulla loro piccola imbarcazione. Una versione che contrasta con la registrazione dell’epoca in cui si sente la voce di uno dei soccorritori dire che, secondo il mozzo, a bordo non c’era più nessuno in vita. Bertrand afferma di non aver mai pronunciato quelle parole, alimentando le ombre sul disastro che vanno avanti da decenni.
Alessio Bertrand racconta la notte della Moby Prince
“Quando sono arrivato a terra, vedevo i flash e le telecamere e dicevo ‘invece di pensare a me, andate a vedere che ci sono altre persone da salvare’“. Così l’unico superstite della strage della Moby Prince, Alessio Bertrand, intervistato da Andrea Purgatori per Atlantide ha ricostruito i concitati momenti del suo ritorno a terra dopo aver vissuto l’inferno a bordo del traghetto in cui morirono 140 persone. Soltanto lui riuscì a raccontare in prima persona il dramma di quel 10 aprile 1991, dopo la collisione tra Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto di Livorno.
“Ancora oggi vivo con l’ansia – ha raccontato Alessio Bertrand –, ho sempre ricordi, prendo psicofarmaci, ansiolitici, ogni tanto vado a fare sedute da psicologo e neurologo. Riesco a dormire un paio di ore a notte, ho in mente le immagini che ho visto, tutte le grida delle persone… È come se fosse successo adesso“. Secondo la sua versione dei fatti, avrebbe chiesto a chi lo ha soccorso di intervenire per aiutare chi era rimasto intrappolato a bordo della Moby Prince, restando inascoltato. “Sentimmo il boato, uscimmo fuori, andavamo avanti e indietro senza sapere dove andare. Mi sono appeso a un corrimano, aspettando qualcuno, poi mi sono buttato a mare e mi hanno preso due ormeggiatori che mi hanno portato sulla motovedetta della capitaneria di porto…“. 31 anni dopo il disastro Moby Prince, Alessio Bertrand sostiene che la verità possa ancora arrivare ma soltanto con una indagine che non trascuri alcun aspetto della vicenda.