Oggi, sabato 29 febbraio 2020, un nuovo appuntamento con Le parole della settimana: protagonista dell’intervista di copertina sarà l’attore Alessio Boni, che si racconterà a tutto tondo ai microfoni di Massimo Gramellini. Il celebre interprete di Sarnico, provincia di Bergamo, è testimonial della campagna di raccolta fondi “Nati in emergenza” per sostenere l’azione medica di Medici Senza Frontiere in sei ospedali specializzati in cure materno-infantili nel mondo. Volto amato di cinema e televisione, Boni è stato recentemente protagonista della docufiction Giorgio Ambrosoli – Il prezzo del coraggio, mentre attualmente è impegnato a teatro con Don Chisciotte, adattamento di Francesco Niccolini liberamente ispirato dal romanzo omonimo di Miguel de Cervantes Saavedra. Boni, che cura la regia insieme a Roberto Aldorasi e Marcello Prayer, veste i panni di don Chisciotte ed è affiancato da Serra Yılmaz, che interpreta il suo fidato Sancho Panza. Ai microfoni di Domani Press, lo stesso Boni ha raccontato: «Dopo un primo studio dell’universo di Cervantes con il quadrivio composto da Francesco Nicolini, Roberto Alborasi e Marcello Prayer ci siamo seduti a tavolino raggruppando le idee e facendo un labor lime eliminando tutto ciò che si sembrava superfluo o eccessivamente abusato in teatro, fino ad arrivare a due ore di spettacolo».
ALESSIO BONI A LE PAROLE DELLA SETTIMANA
Nella lunga intervista rilasciata ai microfoni di Domani Press, Alessio Boni ha poi aggiunto: «A teatro mi faccio trascinare dalle emozioni ed accade sempre ad ogni replica, come se fosse la prima volta. Quando interpreto Don Chisciotte mi immergo totalmente nella sua realtà aiutato dai costumi di scena e dalle luci. Ad ogni debutto a teatro e come se avessi dentro di me un impulso chagalliano in cui il reale e l’ immaginario convivono e si mescolano senza forzature e preconcetti. In quel momento non esiste nient’altro che la scena…». Alessio Boni ha spiegato poi che il suo ideale rimane quello di tener fede alla passione ed ai sogni, senza mai mollarli nonostante gli ostacoli della vita. E, ovviamente, per farlo è necessario avere un gran coraggio. Infine sui suoi maestri: «Sono legato a tutti i registi con cui ho lavorato, mi sento molto fortunato, ho avuto dei grandi maestri a cui devo tanto. Tra tutti te ne cito tre, uno di questi è il maestro Orazio Costa che mi ha tenuto a battesimo nell’Accademia Nazionale di Arte Drammatica con cui realizzai un saggio d’esame tratto dall’Amleto di William Shakespeare; lui è stato per me un maestro non solo di recitazione ma di vita. Poi non posso non ricordare l’incontro con Giorgio Strehler a teatro, ho lavorato con lui l’ultimo anno prima della sua scomparsa recitando nella sua riproposizione de’ “L’avaro di Moliere” ed è stata un’esperienza indimenticabile. Tra i registi di cinema ricordo con particolare affetto Marco Tullio Giordana perchè è stato il primo a credere in me, siamo molto amici, la sua collaborazione è stata uno spartiacque per la mia vita professionale. Con “La meglio gioventù” ho vinto premi e siamo andati a Cannes…è stato un incontro particolarmente fortunato».