Interessante lo sketch di Vanessa Incontrada, Alessio Boni, Flavio Insinna e Gigi D’Alessio a 20 anni che siamo italiani sugli stereotipi sul Nord, il Centro e il Sud. Boni, in particolare, impersona un non meglio precisato milanese che parla con accento marcato e dice “le classiche cose” che direbbe “il classico imbruttito”. Alla fine, Insinna mette in chiaro: “Abbiamo scherzato, ma siamo tutti italiani. Non so se è proprio l’unica al mondo, ma forse sì: Roma è l’unica città che se fai l’anagramma ti esce fuori Amor”. Anche Gigi mette in luce le potenzialità della sua terra, ma è Boni che vince a mani basse: per chiudere in bellezza, l’attore cita Gaber e intona uno dei suoi più grandi successi: Io non mi sento italiano. Alessio lo chiama addirittura “genio” e si vede che non vede l’ora di omaggiarlo. La sua pare a tratti un’imitazione: niente male, per uno che canta solo per diletto. In quanto attore, la parte del cantante la interpreta proprio bene. (agg. di Rossella Pastore)



Alessio Boni ospite di 20 anni che siamo italiani

Alessio Boni ospite della nuova puntata di 20 anni che siamo italiani, lo show di Gigi D’Alessio e Vanessa Incontrada trasmesso in replica sabato 27 giugno 2020 su Raiuno. Per l’attore sono stati mesi di grande sofferenza, ma anche di gioia: da un lato la sua città, Bergamo, completamente travolta dal virus Covid-19 e dall’altro la nascita del figlio Lorenzo. Intervistato da Vanity Fair, l’attore ha sintetizzato così i suoi sentimenti durante questi lunghi mesi: “ho vissuto una quarantena fuori dal comune, l’estrema felicità si contrapponeva alla tragicità del momento, a volte mi sentivo in colpa di gioire per una smorfia di Lorenzo, mentre nella mia città si stilava un bollettino di guerra. A volte la felicità arriva nei momenti più insulsi”.



La nascita del piccolo Lorenzo ha sicuramente cambiato la sua vita al punto da dichiarare: “se non la provi non riesci a comprenderla. Quando è nato Lorenzo ho visto nei suoi occhi una sorta di eternità. Ho capito che cosa intendeva Omero con gli dei: tramandare le sorti del futuro di padre in figlio è una specie d’immortalità. Con lui ho uno scambio profondo, potente, ancestrale che muta di giorno in giorno». E in questo continuo scambio l’attore si sente cambiato, «in realtà sono gli altri che me lo fanno notare, dicono che sprigiono una luce diversa”.

Alessio Boni papà: “Non battezzeremo mio figlio”

La quarantena e le morti di Bergamo per via della diffusione del Coronavirus sono state sicuramente un momento molto difficile per Alessio Boni. L’attore però in questo dolore generale è riuscito a gioire per la nascita del figlio Lorenzo, nato dall’amore con la sua fidanzata Nina Verdelli. Parlando proprio del primo figlio, l’attore dalle pagine di Vanity Fair ha rivelato: “vorrei che per Lorenzo fosse di totale libertà, vorrei che fosse libero nel mondo. Non lo battezzeremo perché non vogliamo imporgli un credo, sarà lui a decidere quando sarà cresciuto”. Non solo, l’attore si è anche soffermato sul futuro incerto per milioni di lavoratori del mondo dello spettacolo: “ero in tournée con il Don Chisciotte e stavo girando la seconda stagione de La Compagnia del Cigno quando ci siamo dovuti fermare per l’emergenza.



Credo che i set, con le dovute accortezze, in un paio di mesi riapriranno, per i teatri ci vorrà più tempo. Spero che a novembre o dicembre siano pronti. Comunque possiamo ballare, suonare e cantare all’aperto, sempre seguendo le regole. Non vedo l’ora di vedere un film al cinema o un collega sul palco. Mi manca, e credo che manchi a tanta gente”. Questo momento però ha spinto anche l’attore a fare una profonda riflessione: “in questo periodo di stop si percepisce il valore del tempo e quanto è fondamentale anche oziare e annoiarsi. Come torneremo nel vortice? Sono curioso. In due mesi le persone non credo possano cambiare», riflette,«chi è squalo rimane squalo. La mia paura è che l’emergenza abbia allargato la forbice sociale”.