Alessio Boni, celebre attore italiano e tra i protagonisti de “La compagnia del cigno”, si è raccontato in una videointervista condotta da Paola Saluzzi su Tv200, nell’ambito del programma “L’ora solare”. Boni si è presentato agli occhi dei telespettatori in una veste inedita, quella di scrittore: è infatti uscito il suo libro “Mordere la nebbia”, edito da Solferino Libri, che è al tempo stesso un’autobiografia e una riflessione sul mestiere di mantenersi umani, indagato attraverso i grandi personaggi che l’autore ha portato in scena – da Amleto a Caravaggio, da Don Chisciotte a Ulisse e il principe Bolkonskij – e i molti viaggi che ha compiuto nei teatri di guerra e devastazione.



Scritto all’inizio della pandemia, il libro è dedicato al figlio Lorenzo, nato proprio durante il lockdown: “Non mi sento scrittore – ha asserito Boni –. Nell’ultimo periodo, però, è scoppiata la pandemia e dodici mesi e mezzo fa è nato mio figlio Lorenzo. Avevo quindi una dicotomia totale nella mia vita: dentro il nostro appartamento, io e la mia compagna avevamo l’amore più forte e straordinario, che finché non sei padre o madre è difficile comprendere appieno. Nostro figlio è arrivato per me a 53 anni, è stato desiderato fortemente”.



ALESSIO BONI: “SÌ AI PONTI, NO AI MURI”

Alessio Boni ha quindi raccontato il primo incontro con il suo primogenito Lorenzo: “L’ho guardato negli occhi e ho capito che lui mi poneva involontariamente delle domande, mentre altre me le ponevo io. Vedendo i suoi istinti, ritrovavo le espressioni tipiche di alcuni componenti del passato della mia famiglia. Sono pertanto andato a ritroso nella mia infanzia e per questo ho deciso di buttare giù su carta alcuni passaggi, per comprendere come realmente fossi, sia nella mia professione, ma anche e soprattutto come uomo e padre”. Questo è dunque un libro che costituisce una metafora, in particolare rivolta ai giovani: ognuno di loro deve mordere la propria nebbia, con le qualità e le passioni che possiedono. “Ci sono due cose che non potremo mai scegliere – ha evidenziato Boni –: dove nascere e in quale famiglia. Se nasci in un posto che ti permette di sognare ad occhi aperti e vedere la meta, devi tentare di raggiungerla, sempre. Come ha fatto Cristoforo Colombo. Poi, al massimo, torni indietro. D’altro canto, qual è la cosa più bella della vita? Conoscerla. Ecco perché i ponti e non i muri”.



ALESSIO BONI: “FUI BOCCIATO DA GIULIETTA MASINA”

Alessio Boni ha infine parlato della sua carriera, a cominciare dai suoi esordi, rammentando i suoi trascorsi da piastrellista, poliziotto, lavapiatti, babysitter e la sua fuga negli Stati Uniti d’America. Poi, su consiglio di un amico, ha fatto due stagioni, una invernale e una estiva, come animatore turistico a Pugnochiuso, tentando poi di accedere al centro sperimentale di cinematografia: “Superate le prime tre selezioni, mi trovo davanti a Giulietta Masina, Luigi Comencini e Mauro Bolognini, tre mostri sacri. Prendendo spunto da un libro che avevo letto, ho improvvisato un dialogo da solo, tra due persone che litigavano su una panchina. Loro mi guardavano attoniti. Arrivai undicesimo, ne prendevano dieci”. Eppure, la recitazione era nel suo destino: rientrato a Roma, va controvoglia insieme ad alcuni amici a vedere la rappresentazione teatrale di Cenerentola e “mi si scoperchia la testa. In modo ancestrale mi percorrono dei brividi che arrivano fino al cervelletto. Dopo lo spettacolo mi sono recato all’accademia di arte drammatica, ma le selezioni erano chiuse. Così, ho frequentato una scuola privata per avere le basi e possedere l’ABC, per poi ritentare l’ingresso in accademia l’anno dopo: mi hanno preso e da lì è stata un’escalation, cominciata con i grandi incontri con protagonisti del calibro di Luca Ronconi e Giorgio Strehler”. Alessio Boni non si è arreso: ha morso la nebbia.