Daniele Maiorino, arrestato con l’accusa di aver ucciso il cognato Alessio Cini ad Agliana (Pistoia), è atteso davanti ai giudici del Riesame il prossimo 2 febbraio per la decisione sull’istanza di scarcerazione presentata dalla difesa. Lo riporta il quotidiano La Nazione, secondo cui il pm chiede la conferma della misura cautelare per omicidio volontario emessa dal gip all’esito degli elementi finora emersi a carico dell’indagato.
La famiglia dell’uomo fa quadrato intorno alla sua posizione sostenendo la sua totale estraneità al delitto e, dopo la moglie, a parlare davanti alle telecamere di Pomeriggio Cinque è stato il fratello, Stefano Maiorino: “Spero sia innocente, lo conosco e non sarebbe capace di fare una cosa simile. Non avrebbe né la forza né il coraggio. Non ci voglio credere“. Secondo l’accusa, Daniele Maiorino avrebbe ucciso il cognato per questioni di eredità, un presunto movente economico che lo avrebbe spinto ad aggredire brutalmente Alessio Cini, picchiato selvaggiamente e dato alle fiamme quando era ancora in vita, per mettere mano su un patrimonio di circa 300mila euro. Poche ore fa, sarebbe arrivato un primo risultato dalle analisi condotte sugli indumenti di Maiorino.
Omicidio Alessio Cini, cosa è emerso dalle prime analisi sui vestiti di Daniele Maiorino
Mentre le indagini sull’omicidio di Alessio Cini procedono a ritmo serrato, l’avvocato del cognato Daniele Maiorino, Katia Dottore Giachino, ha dichiarato a La Nazione che il suo assistito continua a professarsi estraneo al delitto. L’indagato avrebbe fornito agli inquirenti la sua versione avanzando ombre su un altro soggetto, mentre si avvicina la data dell’udienza del Riesame per decidere sulla richiesta di scarcerazione presentata dalla difesa.
Il legale di Daniele Maiorino ha anticipato ai microfoni del quotidiano quello che sarebbe il risultato preliminare delle analisi condotte sugli indumenti che l’indagato ha consegnato agli inquirenti: “Sui vestiti non sono state rilevate tracce ematiche attraverso il luminol, ci sono invece sotto le suole delle scarpe, da calpestio. Poi si procederà con la comparazione“. La difesa di Maiorino sostiene quindi che le tracce di sangue individuate sotto le scarpe dell’uomo potrebbero essere ricondotte al fatto che avrebbe camminato in prossimità della scena del crimine quando sono intervenuti i soccorsi, perciò in un momento successivo all’omicidio.