Per raccogliere ulteriori elementi che possano aiutare a far chiarezza sulla morte di Alex Marangon, la procura di Treviso ha deciso di convocare i “curanderos“, i due colombiani che erano gli ospiti d’onore della festa a cui ha partecitato il barman trovato morto il 2 luglio scorso lungo il Piave. A svelare il retroscena è il Corriere della Sera, secondo cui i carabinieri hanno preso contatti con Jhonni Benavides e Sebastian Castillo tramite l’avvocato spagnolo Oscar Palet Santandreu.
Ora la procura deve valutare se ascoltarli con un collegamento video e l’ausilio di un traduttore o attraverso una rogatoria presso le ambasciate di Spagna e Colombia, dove si trovano i due; in alternativa, potrebbero rendere una memoria scritta. In ogni caso non serve la presenza dell’avvocato, visto che non sono indagati, ma sono gli unici testimoni che non sono stati sentiti dopo la morte di Alex Marangon. Attraverso il loro legale, i due curanderos hanno sempre negato l’uso dell’ayahuasca, l’erba amazzonica che ha effetti psicotropi ed è vietata in Italia.
L’ipotesi è che sia stata consumata la sera dell’incontro all’abbazia Santa Bona di Vidor, a cui hanno partecipato una ventina di persone, a cui è stato richiesto il prelievo del capello per accertare l’eventuale consumo di droghe. I due stranieri avevano precisato che erano state usate solo delle purghe, circostanza confermata anche dal musicista Andrea Zuin.
MORTE ALEX MARANGON: INCIDENTE O OMICIDIO?
In realtà, questo esame potrebbe indicare se ci sia l’attitudine all’assunzione di droghe o sostanze dagli effetti psicotropi, come quella sopracitata. Il test permette anche di scoprire quando c’è stata l’assunzione. Il Corriere precisa che nessuno delle persone che ha partecipato alla festa si sarebbe sottratto a questo esame, comunque tutti hanno fornito la stessa versione: Alex Marangon si sarebbe alzato e avrebbe iniziato a correre verso la terrazza, poi si sarebbe udito un urlo, infine un tonfo.
La procura di Treviso, invece, ritiene che la morte di Alex Marangon non sia un incidente, ma sarebbe vittima di un omicidio volontario. Sono state riscontrate ferite che non sarebbero compatibili con la caduta da un dirupo, ma con un pestaggio, che però è stato negato da chi ha partecipato alla festa col rito sciamanico.
Per la famiglia, invece, c’è ancora molto da fare per scoprire la verità, perché ci sarebbe molta omertà, visto che in molti scrivono loro per riferire dettagli di quegli incontri. Ai legali della famiglia stanno arrivando lettere anonime, motivo per il quale c’è stato un appello a farsi avanti, perché tali informazioni altrimenti resterebbero inutilizzabili ai fini dell’inchiesta.