C’è un nuovo mistero nel giallo della morte del 25enne Alex Marangon, trovato senza vita sul greto del Piave il 2 luglio scorso per cause che l’autopsia ha stabilito essere violente e non accidentali. Secondo quanto riporta Il Resto del Carlino, due sciamani presenti la sera del “rito sciamanico” che si sarebbe tenuto il 29 giugno scorso nell’abbazia di Vidor, in provincia di Treviso, sarebbero spariti nel nulla e si tratterebbe di soggetti considerati potenziali testimoni chiave le cui tracce si sarebbero perse all’alba poco prima dell’arrivo dei carabinieri.



Detti “curanderi” (“guaritori”), i due uomini in questione sarebbero due cittadini sudamericani e sarebbe nota soltanto l’identità di uno di loro, Johnny Benavides. Secondo quanto ricostruito finora, quella notte avrebbero cercato di inseguire Alex Marangon all’esterno dell’abbazia, forse nel tentativo di calmarlo. È quanto emerge dal racconto di cinque persone che avrebbero preso parte allo stesso incontro e che, sentito nelle scorse ore dagli investigatori, avrebbero indicato nuovi elementi ora al vaglio nell’alveo dell’inchiesta per omicidio volontario a carico di ignoti aperta dalla Procura di Treviso.



L’autopsia sul corpo di Alex Marangon: “Cause di morte violente e non accidentali”

Alex Marangon è stato ritrovato senza vita 3 giorni dopo il rito sciamanico lungo il Piave. Era scomparso dalla notte del 29 giugno e l’autopsia avrebbe confermato lo scenario di una morte violenta: il 25enne sarebbe stato picchiato con un corpo contundente – in ipotesi un bastone o una pietra – prima di finire nelle acque del fiume. I primi esiti dell’esame medico legale avrebbero permesso di riscontrare una emorragia a carico del torace, con la rottura di diverse costole a danno della parte sinistra e diversi lividi su tutto il corpo. Tra le lesioni più gravi, figurerebbe una profonda ferita alla testa con la frattura del cranio.



Non si esclude che il pestaggio possa essere stato condotto da più persone. Al rito sciamanico di quella notte, secondo quanto emerso avrebbero partecipato circa 20 persone. Tra gli elementi che tengono accesi i sospetti sulla morte di Alex Marangon, c’è un dettaglio riguardante una presunta confidenza del 25enne a un amico al quale avrebbe rivelato di aver paura proprio per quell’incontro. Resta anche da chiarire cosa sia successo nelle 3 ore di buco tra la scomparsa di Alex Marangon e la chiamata ai carabinieri che sarebbe stata fatta soltanto all’alba, quindi diverse ore dopo. Nelle more dell’intervento dei militari, sarebbe avvenuta la sparizione dei due “curanderi” su cui ora interviene una parte dell’attenzione investigativa.