Si infittisce ancora di più il mistero della morte di Alex Marangon – inizialmente data come un caso di suicidio, poi ridimensionato grazie all’autopsia in un presunto omicidio – con la ricomparsa dopo più di due settimane dei ‘curanderos‘ (ovvero gli sciamani/curatori ospitati per il raduno nell’abbazia di Vidor) che hanno deciso di rompere il silenzio e raccontare la loro versione dei fatti. Prima di arrivarci, vale la pena ricordare che Alex Marangon – barman 25enne di Venezia – è morto nella notte tra il 28 e il 29 giugno, dopo aver preso parte ad un rito sciamanico organizzato a Vidor da Andrea Zuin: il suo corpo è stato trovato pochi giorni dopo (esattamente il 2 luglio) nei pressi del fiume Piave.



Dopo le iniziali ipotesi che si fosse trattato di un suicidio, l’autopsia ha aiutato a ricostruire che il ragazzo aveva il cranio fracassata, diverse fratture alle costole e un occhio nero; tutte ferite compatibili – secondo il medico legale – con un pestaggio in piena regola. Nel frattempo, sono emerse voci che parlano di assunzione di ayahuasca al rito a cui ha preso parte Alex Marangon, mentre i presenti al ritrovo sembrano non aver visto nulla quella notte e i due curanderos che l’hanno visto in vita per ultimi erano spariti nel nulla.



I due curanderos: “Quella sera Alex Marangon era nervoso, non ha retto le erbe medicinali”

Oggi, a distanza di più due settimane dalla morte di Alex Marangon i due curanderos – Jhonni Benavides e Sebastian Castillos – sono ricomparsi e per mezzo del loro legale spagnolo Òscar Palet Santandreu si sono detti “costernati per l’accaduto”, sottolineando che a loro dire “la tesi dell’omicidio non ha senso“. Partendo dalla scomparsa degli sciamani/curatori, Santandreu ha detto che “il 30 giugno – ovvero dopo il rito a Vidor – avevano altri impegni e sono andati via, non sapevano che Alex Marangon fosse morto” e una volta che l’hanno appreso sono entrati in uno stato di “choc”.



I due curanderos – inoltre – hanno chiarito che quella sera “non è stata usata ayahuasca“, ma solamente delle “purghe che inducono il vomito, per la purificazione di ciò che si ha dentro”, e cercando di mettere in fila i ricordi su Alex Marangon hanno anche parlato di uno stato di nervosismo tipico di chi assume “medicine (..) della cultura sciamanica precolombiana” senza “prepararsi” prima. “Il purgante – ha chiarito infine il legale dei due – può far espellere rabbia o altri sentimenti forti” ma secondo loro “non è psichedelico” e non può aver alterato la percezione del barman 25enne.