Sono state rese note le motivazioni della sentenza di assoluzione nei confronti di Alex Pompa, il giovane che il 30 aprile 2020 a Collegno, provincia di Torino, uccise il padre per proteggere la madre da un’aggressione. Secondo quanto stabilito dai giudici, il ragazzo agì per legittima difesa: fu una “lotta ingaggiata per sopravvivere”.



I giudici Alessandra Salvadori e Melania Eugenia Cafiero hanno stabilito che l’aggressione con coltello di Alex Pompa ai danni del padre si sviluppò in un contesto privo di alternative. Il giovane era “traumatizzato e terrorizzato dal padre”, si legge nelle motivazioni della sentenza, ma non solo. I magistrati hanno ricordato che il padre aveva urlato ai familiari che li avrebbe uccisi e si era “diretto in cucina verso il cassetto dei coltelli”.



ASSOLUZIONE ALEX POMPA, LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA

Nella ricostruzione dei giudici Salvadori e Cafiero viene messo in risalto il contesto in cui si inserisce il delitto. La morte dell’uomo “è conseguita a un’unica ferita inferta per legittima difesa”, nel corso di una lotta ad armi pari contro una persona “che stava minacciando di fare una strage”. Per i magistrati, Alex Pompa ha ugito con l’unico scopo di evitare che il padre uccidesse lui e i suoi familiari, ovvero la madre Maria e il fratello Loris. L’azione del giovane si divide in due momenti secondo la Corte: la prima come “legittima difesa” e la seconda riguarda un’azione “oggettivamente non indispensabile a difendersi ma soggettivamente caratterizzata dalla convinzione” di Alex “di trovarsi ancora in una condizione di legittima difesa”. In conclusione, Alex Pompa è stato assolto perchè il fatto non sussiste.

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