Alex Pompa, il ragazzo 22enne che uccise il padre violento a coltellate dovrà rispondere di omicidio volontario senza beneficiare del diritto a chiedere l’attenuante della “legittima difesa“. Secondo l’ultima ricostruzione fatta dal procuratore Alessandro Aghemo al processo in Corte d’Appello, non regge la tesi della colluttazione al termine della quale Giuseppe Pompa sarebbe stato colpito alla schiena dopo una violenta lite poichè le immagini dell’appartamento e le perizie avrebbero confermato uno scenario diverso.



La teoria è che l’uomo sarebbe infatti stato ucciso dai fendenti di almeno sei coltelli diversi utilizzati dal figlio Alex con la collaborazione del fratello Loris che lo teneva fermo. Per questo motivo ora l’accusa è anche nei confronti dell’altro ragazzo, che dovrà rispondere di concorso in omicidio. Il procuratore generale ha poi anche sottolineato che da quanto emerso nelle indagini il movente potrebbe essere stato quello della vendetta compiuta con odio e rabbia per i continui maltrattamenti subiti dal genitore nel corso degli anni e non quello della difesa della madre dalle violenze.



Processo bis Alex Pompa, per il procuratore non fu legittima difesa: “Ha accoltellato il padre alla schiena mentre il fratello lo teneva fermo”

Processo d’appello bis per Alex Pompa, accusato di omicidio volontario per aver ucciso il padre Giuseppe con 34 coltellate alla schiena, secondo il procuratore non ci sono i presupposti per concedere al ragazzo l’attenuante della legittima difesa ma anzi, potrebbe essere coinvolto con la stessa accusa di concorso anche il fratello Loris, colpevole di aver tenuto l’uomo fermo mentre veniva ucciso. Un gesto premeditato quindi, che sarebbe confermato dalle foto fatte nell’appartamento che dimostrerebbero l’assenza di segni di colluttazione in quanto sulla scena del delitto non c’era disordine e tutti i suppellettili erano al loro posto.



Smontata anche la tesi della difesa della madre, visto che dalla ricostruzione è emerso che la donna al momento dell’omicidio era chiusa in bagno e non sarebbe uscita nonostante la presunta lite. Ad aggravare la posizione dei due fratelli inoltre ci sarebbero le indagini per falsa testimonianza proprio in merito al movente del delitto e alle dinamiche raccontate, come ha evidenziato il procuratore, parlando di un messaggio inviato allo zio al quale Alex chiede di intervenire nel corso della lite, inviato però probabilmente per inquinare le prove in quanto all’orario di invio la vittima era già deceduta.