Nuovo processo d’appello per Alex Pompa, il giovane che quattro anni fa uccise il padre a coltellate a Collegno al culmine di una lite per difendere la madre, di cui ora porta il cognome, Cotoia. Lo ha deciso la Cassazione, disponendo l’annullamento della sentenza di secondo grado e, di conseguenza, il procedimento “bis”. Il 21enne era stato assolto in primo grado dal tribunale di Torino, che riconobbe la legittima difesa, ma la sentenza era stata ribaltata in appello, con la condanna a 2 anni e sei mesi di carcere. Per la Suprema Corte, però, la corte d’Appello ha ignorato il contesto in cui era maturata la tragedia, quindi ha accolto la richiesta della procura generale.
Infatti, il sostituto pg della Cassazione, Marco Dall’Olio, nella requisitoria aveva rimarcato che sia necessaria una motivazione più forte alla luce di un «ribaltamento così evidente» della sentenza di primo grado. Se il giudice di primo grado ha ritenuto attendibili le testimonianze della mamma e del fratello di Alex Pompa, quelli di appello invece hanno deciso di inviare gli atti in procura per falsa testimonianza, inoltre nella sentenza di secondo grado non si chiarisce cosa abbia provocato la condotta dell’imputato.
ALEX POMPA, IL DIFENSORE: “CONDANNA ERA INGIUSTA”
In virtù della decisione della Cassazione, Alex Pompa avrà una nuova occasione per dimostrare le sue ragioni: il suo difensore si è detto molto soddisfatto, ribadendo che la pena era ingiusta e che la requisitoria del pg aveva dato loro molte speranze. L’avvocato Claudio Strata dopo la sentenza che ha disposto l’appello bis ha spiegato che il procuratore generale ha definito «molto povera» la motivazione della sentenza d’appello, non avendo preso in considerazione i tanti elementi probatori, un punto su cui la difesa faceva grande affidamento, nella convinzione che la sentenza di primo grado fosse corretta, mentre quella di secondo fosse stata troppo rigorosa se non legata a una posizione preconcetta. Il penalista temeva che Alex Pompa dovesse costituirsi per scontare la pena che ha sempre ritenuto ingiusta: «Continuo a pensare che non se la meriti».
Alex Pompa, dopo l’ennesima lite in famiglia e l’ennesima minaccia del padre alla madre, impugnò dei coltelli e lo uccise con 34 coltellate: in primo grado la violenza venne giustificata e fu riconosciuto il carattere violento del padre, mentre il pm aveva chiesto una condanna a 14 anni di carcere, mentre in appello è stato condannato a 6 anni e due mesi, ora il nuovo ribaltamento.