Alex Pompa assolto per l’omicidio del padre

Quella ingaggiata da Alex Pompa nei confronti del padre violento, Giuseppe, fu una “lotta per sopravvivere”. E’ quanto scritto dai giudici Alessandra Salvadori e Melania Eugenia Cafiero nelle motivazioni della sentenza con la quale a novembre la Corte d’Assise di Torino ha assolto il giovane per l’omicidio del genitore. Alex uccise il padre a coltellate per proteggere la madre, il fratello e se stesso da una aggressione che sarebbe potuta essere fatale. L’episodio per il quale il ragazzo era a processo, secondo i giudici si sviluppò, dunque, in un contesto “privo di alternative”.



Era il 30 aprile 2020 quando a Collegno, nel Torinese, quando Alex Pompa, 18 anni, uccise il papà dopo l’ennesima aggressione. Quel giorno la madre del giovane, Maria, rincasò dopo il lavoro. Ad attenderla sul balcone del sesto piano della palazzina dove viveva, c’era il marito Giuseppe. Ancor prima che entrasse in casa, l’uomo avrebbe iniziato ad urlarle contro, rinfacciandole di aver sorriso ad un collega al supermercato e di avergli permesso di posarle una mano sulla spalla. La minacciò dicendo a voce alta che l’avrebbe punita. La insultò anche una volta in casa, a cena, durante la quale aveva bevuto in modo smodato.



L’aggressione mortale

Gli insulti e le violenze del padre nei confronti della madre, per Alex Pompa e suo fratello Loris non erano affatto una novità. Quella sera a farne le spese fu tutta la famiglia: “Andiamo sotto e vi ammazzo. Vi ammazzo. Non ho paura della galera”, minacciò il padre violento. Ne scaturì una aggressione violenta: Alex iniziò a colpire il genitore con sei coltelli e lo fece per 34 volte. Un colpo solo, dritto al cuore, si rivelò mortale.

“L’imputato non aveva in quel momento valida alternativa”, in casa, “con il suo aguzzino”, scrivono i giudici torinesi nelle motivazioni della sentenza di assoluzione. Nel corso del processo che ha visto Alex –  difeso dall’avvocato Claudio Strata – sedere sul banco degli imputati, come rammenta La Stampa, sono stati prodotti in aula gli audio (realizzati a centinaia e di nascosto dal ragazzo, dal fratello e dalla madre) e le testimonianze che evidenziavano la violenza domestica quotidiana. Gli stessi giudici hanno definito il quadro emerso dalle prove documentali “tremendo”.



Le motivazioni della sentenza di assoluzione

L’omicidio commesso da Alex Pompa a carico del padre Giuseppe è avvenuto per “legittima difesa”. E’ quanto trapela dalle 122 pagine contenenti le motivazioni della sentenza di assoluzione del 18enne che ha fatto non poco discutere. Alex, scrivono i giudici, “ha ucciso per evitare che Giuseppe Pompa uccidesse lui, sua madre e suo fratello”. L’imputato viene descritto come “un giovane traumatizzato e terrorizzato dal padre, convinto di dover sempre proteggere sua madre da quell’uomo violento che da anni costringeva i suoi familiari a vivere in condizioni di vita insostenibili e darsi il cambio per non lasciare mai da sola la madre”.

Ad aggravare ulteriormente la situazione era stato il lockdown e la Dad. In un contesto già fortemente difficile, la sera del 30 aprile di due anni fa l’uomo minacciò i familiari e si diresse in cucina verso il cassetto dei coltelli. Alex però lo anticipò temendo che quella sera volesse mettere in atto la strage che aveva già minacciato di fare: “Ha agito nella convinzione di difendere se stesso e i suoi familiari da un pericolo imminente”, si legge nelle motivazioni. Pompa, studente modello e ragazzo mite costretto a vivere in un “clima traumatizzante” è stato assolto “perché il fatto non sussiste”.