Le Iene tornano ad occuparsi del caso di Alex Schwazer, il marciatore italiano che dopo l’archiviazione da parte del Tribunale di Bolzano dall’accusa di frode sportiva sta cercando ora in tutti i modi di vincere la sua più grande battaglia: gareggiare alle prossime Olimpiadi. Nel servizio di Antonino Monteleone è stato ricostruita l’intera vicenda, nata con un controllo antidoping a sorpresa dei funzionari WADA il primo gennaio 2016: “Mi ricordo di aver anche discusso con loro: sono venuti alle 7 di mattina di Capodanno“, dice Schwazer, “a loro non cambiava niente venire il giorno prima o il giorno dopo“. Fatto sta che col passare dei mesi tutto sembra procedere normalmente, fino a quando, alla vigilia delle Olimpiadi di Rio, emerge la notizia della positività dell’atleta altoatesino, proprio a quel controllo avvenuto il primo dell’anno. Schwazer è incredulo, peraltro il dato anomalo è ricollegato alla presenza di testosterone, una sostanza anabolizzante che nel suo sport non è così importante, se non per facilitare il recupero: guarda caso, storicamente, la dote migliore di Alex…



Alex Schwazer, quelle strane telefonate per chiedergli di non vincere

Tornano allora alla mente alcuni episodi molto strani, quelli vissuti dall’allenatore di Schwazer, Sandro Donati. Il tecnico, simbolo della lotta al doping nel mondo dell’atletica, ha ricevuto prima del Mondiale a Squadre e prima di un’importante corsa in Spagna due messaggi molto strani da un giudice di corsa internazionale, Nicola Maggio, che invita Donati a convincere Schwazer a non battere il marciatore Tallent prima, e i due cinesi poi, per evitare di incorrere in grossi guai. E’ a quel punto che s’avanza l’ipotesi di un complotto, con ogni probabilità una manipolazione delle provette, che secondo Schwazer sarebbe avvenuta nei laboratori di Stoccarda. Anche quando i tribunali italiani chiedono di verificare l’accaduto analizzando le provette in questione, dalla Germania viene opposta una scarsa collaborazione, per usare un eufemismo. Ad un certo punto è addirittura il capo dei Ris di Parma, il colonnello Lago, a recarsi personalmente a Colonia per acquisire i campioni d’urina prelevati al marciatore, se non fosse che dal laboratorio tentano di affibbiargli una provetta non sigillata, dunque manipolabile. Solo l’intervento telefonico del giudice del Tribunale di Bolzano sblocca la situazione e consente ai Ris di Parma di esaminare la provetta giusta: il risultato è che all’interno delle urine è stata trovata una quantità inspiegabile di Dna, probabilmente frutto di una manipolazione. Ma perché, se Schwazer è innocente, non può partecipare alle Olimpiadi? E’ la domanda che l’inviato de Le Iene, Antonino Monteleone, ha posto al sottosegretario allo Sport, Valentina Vezzali, che ha preso l’impegno di approfondire la vicenda al più presto. Intanto martedì il Parlamento si riunirà per discutere il caso Schwazer: ma il tempo stringe, Tokyo è dietro l’angolo…

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