Alex Schwazer, il duplice peso del concetto di fatica: “Quando ho vinto le Olimpiadi andavo forte…”
Il mondo dello sport è considerabile in alcune sue sfaccettature una sorta di metafora della vita; ostacoli, cadute e ripresa, un ciclo che ha caratterizzato il percorso umano e professionale di un grande campione, Alex Schwazer. Il marciatore ha avuto modo di raccontarsi in un’ampia intervista rilasciata per il settimanale Chi, passando in rassegna alcune delle tappe fondamentali della sua vita e della sua carriera da sportivo. “La fatica fa parte di me; e anche se suona strano, è piacevole. Quando finisci l’allenamento hai sempre la sensazione di stare bene. Se sono in equilibrio con me stesso, la fatica mi dà tantissimo”.
L’intervista di Alex Schwazer inizia dunque dal concetto di fatica, un aspetto che nella sua carriera ha mostrato anche l’altro lato della medaglia. “A un certo punto della mia carriera la fatica è diventata il contrario, un obbligo”. Il marciatore arriva poi alla tappa più importante della sua storia da sportivo: “La vittoria alle Olimpiadi? Quell’anno andavo forte. Cosa ho provato? Ho pensato che ero oltre: da piccolo sognavo di andare alle Olimpiadi, non di vincerle”.
Alex Schwazer e il periodo buio della doppia squalifica per doping: “Mi sono sentito vuoto…”
Il racconto di Alex Schwazer al settimanale Chi arriva poi ad uno dei momenti più bui, quello della doppia squalifica per doping, prima nel 2013 e poi nel 2016. “Per me quello è stato il momento più duro. Tornare a prepararmi per la gara non è stato facile, ho fatto tanti investimenti emotivi, di tempo, di denaro, mi ero anche trasferito a Roma perché lì c’era l’allenatore che non ringrazierò mai abbastanza, Sandro Donati”. Il marciatore poi, con rammarico, aggiunge: “Avevo cambiato tutta la mia vita, le Olimpiadi dovevano essere il momento dove dimostravo tutto il mio impegno, e invece no“.
Sempre a proposito della sofferenza per la duplice squalifica, Alex Schwazer ha spiegato: “Il prolungamento della squalifica ce lo hanno detto a ridosso delle gare, pur sapendolo da prima: non volevano che organizzassimo un buon ricorso. Cosa ho provato? Solamente vuoto”. Per quanto riguarda il futuro, il marciatore volge uno sguardo alla realtà considerando anche il peso dell’età ormai non più confortevole. “Partecipare a Parigi 2024? Non voglio più illudermi: mi sono preparato per due Olimpiadi ma non ho potuto gareggiare… Ora per me non valgono più i ‘se’, contano i fatti; i fatti sono anche che oggi ho 38 anni”.
Alex Schwazer, dall’ex compagna Carolina Kostner all’attuale moglie: “Kathrin mi rende completo…”
Nel corso dell’intervista per il settimanale Chi, Alex Schwazer – nel merito del documentario in onda su Netflix dedicato alla sua carriera – ha svelato alcuni retroscena sulla sua ex compagna Carolina Kostner coinvolta nel caso di doping. “Se ci siamo più parlati? Ci siamo sentiti, pensavo non le avessero spiegato il suo ruolo, che non avesse capito che ero io il protagonista. Mi ha sorpreso, si parlava di ‘cose molto passate’ e di me“. Il marciatore ha poi aggiunto: “Nell’esserci è stata generosa, pensavo non volesse, ma solo per il fatto che è passato tanto tempo. Anche io non parlo tanto di lei, non ho nessun tipo di sentimento negativo, ma non mi va di farlo“.
Verso il finale dell’intervista, Alex Schwazer non nasconde il suo risentimento per gli avvenimenti del caso doping parlando della gestione di tutto il sistema. “Il sistema antidoping deve difendere il ‘sistema’. Se danno ragione a me significa che la provetta che è partita da casa mia non era sicura, quindi tutti i controlli che fanno non sono sicuri, e cade tutto. E’ abbastanza semplice da capire”. Non manca in chiusura, una menzione alla sua attuale moglie, Kathrin Freund: “Sono molto soddisfatto della mia vita privata, non sono mai stato così completo come con lei e i miei due figli… Io sono un atleta, ma con la mia donna al fianco divento un uomo“.