Alex Zanardi lotta tra la vita e la morte dopo il gravissimo incidente avuto ieri, mentre era impegnato in una gara con la sua fedele handbike. Nel 1979 la sorella maggiore Cristina aveva perso la vita a seguito di un incidente stradale: purtroppo il preludio a una carriera che si sarebbe interrotta a causa di quel gravissimo fatto che tutti ricordiamo, e che lo segna ancora oggi ma ne ha fatto quel personaggio animato da grande determinazione ed enorme attaccamento alla vita, sempre sorridente nonostante tutto. Se vogliamo, prima ancora Zanardi era stato vittima di un incidente “minore” ma che è rimasto curioso: era il 1987 e l’emiliano correva sui kart, all’ultimo giro della gara decisiva era stato speronato da Massimiliano Orsini e il padre di quest’ultimo era poi intervenuto per fermare Zanardi, che stava cercando di spingere il kart verso il traguardo. A laurearsi campione europeo di categoria era stato… Michael Schumacher, che Alex avrebbe ritrovato in seguito in Formula 1 ma senza mai riuscire a lottare direttamente con il tedesco (nel circus ha ottenuto un solo punto, al volante di una Lotus, nel 1993).
ALEX ZANARDI: LO SCHIANTO TERRIBILE DEL LAUSITZRING
Ovviamente l’incidente che tutti ricordano è quello del 15 settembre 2001, sul circuito del Lausitzring nel Brandeburgo. La gara in Germania faceva parte della serie ChampCar ed era stata presentata come American Memorial 500: solo quattro giorni prima c’erano stati i terribili attentati alle Torri Gemelle di New York, così l’organizzazione aveva deciso di cambiare il nome alla corsa che, in origine, era conosciuta come German Memorial 500. Anche lì, ci si era messo il destino in qualche modo: le qualifiche, a causa di un violento acquazzone, non erano state disputate e così la griglia di partenza era stata definita dalle posizioni di classifica dell’anno. Zanardi aveva rimontato dalla ventiduesima posizione; poi, uscendo dai box dopo un rifornimento, aveva perso il controllo dell’auto forse a causa di acqua o olio sulla pista. Patrick Carpentier aveva evitato lo scontro, ma purtroppo Alex Tagliani no: l’impatto era stato tremendo, tanto che di fatto le gambe di Zanardi erano state istantaneamente amputate. Trasportato all’ospedale di Berlino, il pilota bolognese era rimasto in coma farmacologico per quattro giorni ma già sulla pista tedesca aveva rischiato la morte, come successo nell’aprile precedente al connazionale Michele Alboreto.
A salvare Alex Zanardi quel giorno fu soprattutto Steve Olvey. Il capo dello staff medico della CART evitò il dissanguamento tappando le arterie femorali del pilota, ma la situazione era talmente grave che, prima di essere messo sull’elicottero, aveva ricevuto l’estrema unzione dal cappellano della serie automobilistica. Il ginocchio destro fu rimosso chirurgicamente risultando compromesso; la degenza in ospedale durò sei settimane, al termine delle quali iniziò il processo di riabilitazione che vide molto importante il dottor Claudio Costa, conosciuto per essere il medico del motomondiale. Da lì il ritorno alle corse, e uno Zanardi “nuovo”: le sue imprese sulla handbike, i suoi grandi trionfi (tra cui i quattro ori ai Giochi Paralimpici) sono stati giustamente celebrati in lungo e in largo, perché accompagnati appunto da una vitalità e una serenità pazzesche, pensando alla sua storia. Ieri il terribile incidente di Pienza: non possiamo che continuare a pregare per la vita di Alex Zanardi, sperando che la sua grande determinazione sia ancora una volta vincente. E, chissà, magari ce la farà anche per Tokyo 2021? Purtroppo, bisognerà vedere se e come uscirà da questo nuovo intoppo…