Alexander Fanta, giornalista tedesco di Netzpolitik, è stato il primo a chiedere alla Commissione Ue una copia della documentazione attraverso cui Ursula von der Leyen aveva stipulato un accordo con Albert Bourla, ceo di Pfizer, per la fornitura dei vaccini contro il Covid-19 da 1,8 miliardi. La risposta ufficiale, tuttavia, non fu positiva. “Dissero che nessun documento rispondeva alle informazioni che chiedevo. Mi hanno detto che erano conversazioni effimere e non veni- vano considerate documenti. Hanno cercato di aggirare domanda e regolamenti”, ha raccontato a Il Fatto Quotidiano.



Dopo qualche settimana emerse che quella intesa era stata trovata via sms. Adesso il New York Times ha fatto causa affinché i messaggi possano essere letti. “Né io, né il mio giornale ai tempi avevamo la forza di andare oltre, per cui sono contento che il Nyt ci sia riuscito”, ha commentato il giornalista. La speranza è che ciò possa portare a dei risultati soddisfacenti. “La Commissione ha ribadito che renderà pubblico solo ciò che c’è negli archivi ufficiali. In casi come questo tutti i documenti dovrebbero essere trascritti e accessibili per principio”.



Alexander Fanta, giornalista chiese a Ue sms von der Leyen Pfizer: “È una lotta morale”

Non è dato sapere se ed eventualmente cosa emergerà dalla causa del New York Times, ma Alexander Fanta, il giornalista che per primo chiese alla Commissione Ue di potere accedere agli sms scambiati da Ursula von der Leyen Albert Bourla, ceo di Pfizer, ritiene che non si possa più tornare indietro. “È una lotta che va fatta per principio. Se le istituzioni sanno di essere controllate, che le stiamo osservando, avranno molto più rispetto e attenzione nelle cose che fanno. Non penso ci siano cose terribili in quegli sms. Credo sia più una questione di morale dei nostri governanti, devono sapere che non possono avere questo tipo di conversazione senza che diventi pubblica. Lavorano con i nostri soldi, è il minimo chiedergli di essere trasparenti”, ha aggiunto.



Il tema, d’altronde, non è di poco conto. “È uno dei più grandi accordi sanitari che l’Ue ha fatto in decenni. In più c’è la natura di questo contratto: i Paesi hanno fatto un acquisto collettivo di vaccini, che sono un bene di altissimo profilo”, ha concluso la firma di Netzpolitik.