Alexander Gadjiev, secondo miglior pianista al mondo (titolo conquistato a Varsavia al concorso Chopin), è intervenuto in qualità di ospite a “Oggi è un altro giorno”, trasmissione di Rai Uno condotta da Serena Bortone e andata in onda nel pomeriggio di oggi, martedì 6 dicembre 2022: “In un mese di solitudine trascorso in Polonia ho imparato che, talvolta, fare di meno è meglio che fare di più. Trovare un momento di pausa, staccare, cercare di non andare sempre più in là aiuta”.
Il padre di Alexander Gadjiev è russo, la sua famiglia è di origini slovene, ma “di italiano in me c’è la gioia di vivere. L’amore? Non so ancora dire se sia innamorato in questo momento…”. (aggiornamento di Alessandro Nidi)
Chi è Alexander Gadjiev
Nella puntata di Oggi è un altro giorno in onda il 6 dicembre, Serena Bortone dà spazio anche alla musica ospitando Alexander Gadjiev. Classe 1994, è un pianista che ha cominciato a suonare da quando era un bambino, pur essendo giovanissimo, ha già ottenuto importanti premi e riconoscimenti come il premio speciale Krystian Zimerman “per la miglior esecuzione di una sonata” al XVIII Concorso Chopin di Varsavia e si è distinto al Concorso Internazionale di Sydney 2021, oltre che del Terence Judd Award 2022.
Il suo nome è famoso anche all’estero e ha da poco concluso un tour di grandissimo successo in Giappone. Sui social, si definisce “Amante del suono, libero pensatore, berlinese d’adozione”. L’artista, italo-sloveno, ha scelto di vivere in Germania.
L’amore per la musica di Alexander Gadjiev
Presente su Instagram dove è seguito da circa 9mila followers, Alexander Gadjiev condivide spesso foto e video dedicati alla musica e alla sua arte. “Ho impiegato l’ultimo anno cercando di avvicinarmi il più possibile a Chopin, non solo ai pezzi che volevo suonare, ma ascoltando, leggendo libri e provando una sensazione complessiva. Come Horowitz quando doveva suonare due pezzi di Fauré, suonava tutto, musica da camera, canzoni” – ha raccontato in un’intervista di qualche tempo fa rilasciata a Eric Schoones per The World of Piano Competitions.
“C’è qualcosa che accade tra le note e le sezioni, tra le righe. Come la sigla di apertura della quarta Ballade. Le note appaiono e disappaiono, collegate solo in modo meno evidente. Per esprimere questa idea, serve una differenziazione nel tatto, nel sentimento, e in qualche modo si diventa estremamente sensibili al materiale dei tasti. Ecco perché a me piace anche Kawai, cosa a cui non pensiamo tanto, ma in fin dei conti i pianisti premono tasti, e la sensazione fisica sulla Kawai è molto piacevole, sembra meno artificiale”, ha aggiunto.