È stato condannato a 24 anni di reclusione Avni Mecja, l’uomo finito a processo per il femminicidio della compagna Alexandra Elena Mocanu uccisa a martellate nel 2022 a Bolzano. La vittima fu colpita all’interno del suo appartamento di viale Trieste la sera del 22 ottobre, dove poi fu ritrovato il corpo senza vita.



Avni Mecja è accusato di omicidio pluriaggravato e il pm Federica Iovene, secondo quanto riporta Ansa, aveva chiesto la condanna all’ergastolo in quanto ritenuti insussistenti i presupposti per la concessione delle attenuanti generiche. La difesa dell’uomo, rappresentata dall’avvocato Massimo Dal Ben, ne aveva invece chiesto il riconoscimento come prevalenti o equivalenti alle aggravanti contestate, per via della confessione e della collaborazione con gli investigatori. La sentenza di primo grado è stata emessa poche ore fa dalla Corte d’Assise di Bolzano.



Alexandra Elena Mocanu uccisa a Bolzano: la ricostruzione del delitto

I giudici della Corte d’Assise di Bolzano, chiamati a decidere sulla sorte giudiziaria di Avni Mecja in primo grado, hanno ritenuto le aggravanti della convivenza e della precedente condanna per stalking equivalenti alle attenuanti (la confessione dell’imputato e la collaborazione con gli inquirenti) e hanno condannato l’uomo alla pena di 24 anni di carcere. Sarebbe stato disposto inoltre un risarcimento di 320mila euro a favore del figlio della vittima.

L’avvocato difensore di Mecja avrebbe commentato l’esito del primo grado parlando di “sentenza equilibrata“, ma avrebbe comunque annunciato il ricorso in appello. Per il legale dell’imputato “il fatto che le attenuanti siano state ritenute equivalenti e non prevalenti rispetto alle aggravanti sarà uno dei probabili motivi di impugnazione“. La difesa attenderà il deposito delle motivazioni previsto tra 90 giorni. Soddisfazione, riporta TgCom24, espressa dall’avvocato di parte civile Gianmarco Tosetto, che rappresenta il figlio e l’ex marito di Alexandra Elena Mocanu: “Quello che ci premeva era che emergesse la determinazione di Alexandra nel pensare al figlio e nel non risparmiarsi mai, neanche sul lavoro, per potergli mandare dei soldi“.