Alexei Navalny è rinchiuso in un carcere della Russia da gennaio scorso: il dissidente, nel corso di una intervista – la prima dall’arresto – al New York Times, ha rivelato di essere vittima di violenze psicologiche. Il quarantacinquenne è stato inserito, infatti, in un programma di sensibilizzazione, che prevede anche la visione per almeno otto ore al giorno della TV russa.



Il blogger di origini ucraine è uno dei più noti oppositori di Vladimir Putin. Il 17 gennaio 2021 è stato arrestato, sulla carta per avere violato la condizionale in relazione al caso Yves Rocher: è stato giudicato colpevole di appropriazione indebita di 30 milioni di rubli ai danni dell’azienda. Soltanto qualche mese prima l’attivista era stato vittima di un tentativo di avvelenamento con il Novichok mentre era su un volo che avrebbe dovuto condurlo a Mosca. L’aereo ha effettuato un atterraggio di emergenza e, dopo alcuni giorni di coma nel reparto di rianimazione tossica di un ospedale russo, Alexei Navalny è stato trasportato e curato in Germania.



Alexei Navalny: “In carcere violenza psicologica”

La prima intervista rilasciata da Alexei Navalny dal carcere ha rivelato le condizioni in cui versa l’oppositore russo: sta bene da quando le guardie hanno smesso di svegliarlo ogni notte, ma è vittima di violenza psicologica. Il prigioniero, in base al racconto, passa gran parte del suo tempo a riordinare la cella e a leggere lettere. Il programma di “sensibilizzazione” di cui fa parte – che ha sostituito i lavori forzati – non gli consente di scrivere, leggere o guardare qualsiasi cosa non sia direttamente autorizzata dal potere.



“Devi sederti su una sedia e guardare la TV di Stato. E se un detenuto si addormenta le guardie gridano: “Non dormire, guarda!””, ha raccontato al New York Times nel corso di una intervista di 54 pagine. Il palinsesto prevede pellicole sulla “Grande Guerra Patriottica” e filmati relativi alle vittorie nello sport contro gli americani. “Quando vedo queste cose capisco molto chiaramente l’essenza dell’ideologia del regime di Vladimir Putin: il presente e il futuro vengono sostituiti con il passato. Il passato veramente eroico, o il passato abbellito, o il passato completamente immaginario”. Quando si pensa alle carceri russe, ha spiegato, si immaginano “uomini muscolosi tatuati, con denti d’acciaio che combattono con i coltelli per prendere il miglior lettino vicino alla finestra”. Invece, l’era dei lavori forzati e delle molestie è finita, per dare spazio a quella della violenza psicologica. “Devi immaginare qualcosa come un campo di lavoro cinese, dove tutti marciano in fila e dove le telecamere sono appese ovunque. C’è un controllo costante».

Alexei Navalny: “Putin incidente storico, Russia sarà democratica”

Alexei Navalny, nel corso della lunga intervista al New York Times, ha parlato anche del futuro della Russia. L’oppositore ha definito il regime di Vladimir Putin un “incidente storico” (frutto della “scelta della famiglia corrotta di Eltsin”) che prima o poi verrà corretto. Le sorti del Paese, secondo il dissidente, sono già scritte. “La Russia passerà a un percorso di sviluppo democratico ed europeo. Semplicemente perché è quello che vogliono le persone”.

Da qui la critica agli Stati Uniti e all’Europa per avere imposto sanzioni economiche alla Russia in virtù delle sue interferenze e per la repressione dei dissidenti. Esse, infatti, non avrebbero fatto altro che “danneggiare la popolazione comune” oltre che “rischiare di alienare quella parte della popolazione che è una naturale alleato”. La corretta linea sarebbe, piuttosto, quella di comminarle agli oligarchi che sostengono il regime di Vladimir Putin. Un esercito, li definisce Alexei Navalny, di “avvocati, lobbisti e banchieri, che lottano per il diritto dei proprietari di denaro sporco e sanguinoso a rimanere impuniti”, che finora sono riusciti nel loro intento.